Pare che fosse usanza nell’antica Roma imperiale, negli anni che vanno dal 243 al 366 dopo Cristo, scambiare tra amici e parenti le prime “strenae” per festeggiare il “dies natalis”.
Agli auguri di buona salute, si accompagnarono presto ricchi cesti di frutta e dolciumi, e poi doni di ogni tipo, perché la nascita di Gesù e, insieme, l’anniversario dell’ascesa al trono dell’Imperatore, divenissero il simbolo di una prosperità che avrebbe dovuto protrarsi per l’intero anno.
Pensando al Natale, una figura che viene subito alla mente è certamente quella di Babbo Natale.
Le origini di Babbo Natale
Babbo Natale è quel panciuto nonno con la barba bianca che nella notte di Natale fa visita ai bambini, per portar loro i doni che desiderano.
Moltissime sono le culture popolari in cui esistono figure di folletti, spiriti o vecchietti che ad un certo punto dell’anno, si usa, passino a premiare o punire i bambini a seconda di come si sono comportati durante l’anno.
Ma la figura di Babbo Natale, Santa Claus per i paesi anglofoni, è più recente di quanto si possa credere. La sua tradizione deriva principalmente da San Nicola, un santo che gode di notorietà anche al di fuori del mondo cristiano.
SAN NICOLA DI BARI
San Nicola vescovo di Myra (icona russa)
San Nicola nacque in una famiglia benestante, ma rimase presto orfano a causa della peste. Divenne così erede di un ricco patrimonio che volle distribuire tra i poveri, perciò è ricordato come grande benefattore.
In seguito lasciò la sua città natale e si trasferì a Myra, una provincia dell’Impero bizantino che si trova nell’attuale Turchia, dove venne ordinato sacerdote, e poi vescovo di Myra. Pare egli usasse portare una lunga barba bianca e un cappello rosso in testa. Dopo la sua morte fu proclamato Santo e inserito nel calendario. È ricordato nella tradizione cristiana come un uomo anziano, molto giusto, santo protettore dei bambini.
Dopo lo Scisma avvenuto nel 1517 con la Riforma protestante, che divise i cristiani protestanti europei dai cattolici romani, ogni nazione inventò il “suo” Babbo Natale. Per i francesi fu Père Noël, in Inghilterra Father Christmas dipinto con ramoscelli di agrifoglio, edera e vischio, e per la Germania fu Weihnachtsmann.
In Italia San Nicola conosciuto anche come San Nicola di Bari, città di cui è patrono e dove sono custodite in parte le sue reliquie, viene festeggiato in molti luoghi lungo tutta la penisola. La notte precedente il 6 dicembre, giorno in cui egli morì, è tradizione che i bambini bravi ricevano dei doni, che si dice porti il santo stesso.
Questa tradizione si diffuse molto nel Nord Europa, e prese piede in Olanda, dove il santo era chiamato Sinter Klaas (San Nicola). Con l’emigrazione di molti olandesi nel Nuovo Mondo, la festa piano piano si diffuse in tutti gli Stati Uniti, divenendo la festa di Santa Claus (da Sinter Klaas).
Santa Claus perse molti dei tratti severi di San Nicola, e si trasformò in un buon uomo, vestito con abiti da vescovo che distribuiva doni durante la notte del 24 dicembre.
Molte sono le leggende che vengono narrate su San Nicola e sulla sua generosità.
Una leggenda
Si narra che Nicola rimase molto commosso e addolorato dal pianto e dalle preghiere di un nobiluomo impossibilitato a sposare le sue tre giovani figlie poiché era caduto in miseria, e temeva esse prendessero la strada della prostituzione. Nicola decise di intervenire lanciando per tre notti consecutive, attraverso una finestra sempre aperta del vecchio castello, tre sacchi di monete che avrebbero costituito la dote delle ragazze. La prima e la seconda notte le cose andarono come aveva previsto, ma la terza notte egli trovò la finestra chiusa. Deciso a mantenere comunque fede al suo proposito, il vecchio si arrampicò sul tetto e gettò le monete attraverso il camino, dov’erano appese le calze ad asciugare.
A diffondere la figura mitica, folkloristica di Babbo Natale contribuì molto la poesia “A Visit from St. Nicholas”, più comunemente nota come The Night Before Christmas (La notte prima di Natale) che influenzò moltissimo l’immagine che i bambini avevano di Santa Claus.
La poesia pubblicata per la prima volta negli Stati Uniti nel 1823 in forma anonima, ma ufficialmente attribuita allo scrittore americano Clement Clarke Moore, narra di alcuni bambini in una casa degli Stati Uniti, che la Vigilia di Natale sono a letto e hanno lasciato le calze appese. Tutti sono in attesa dell’arrivo di Santa Claus che viene descritto come un vecchio vestito di pelliccia sporca di fuliggine, con un sacco di giocattoli sulla schiena e con la barba bianca come la neve. Una specie di elfo allegro e paffutello che giunge sui tetti con la sua slitta volante piena di giocattoli e scende dal cammino con un balzo. Nella poesia compaiono anche i nomi delle otto renne che trainano la slitta.
Nel nel 1860 l’illustratore statunitense di origine tedesca Thomas Nast, considerato il “Padre del Fumetto Americano”, illustrò una vignetta su un giornale americano disegnando Babbo Natale come un uomo col vestito rosso bordato di pelliccia bianca e con i pantaloni tenuti da una grossa cintura di pelle nera, che vive al polo Nord.
Un’altra renna, la nona, di nome Rudolph creata dallo scrittore statunitense Robert Lewis May, appare per la prima volta in un libretto pubblicato nel 1939 dalla Montgomery Ward.
Nel 1948 la sua storia è stata raccontata negli Stati Uniti in un cortometraggio, comparve anche in una serie di fumetti mai editi in Italia.
Hai presente quella renna col naso rosso e luminoso? Bene è la Renna Rudolph una renna speciale che vive al Polo Nord in grado di condurre il gruppo e illuminare il cammino.
Infatti insieme alle altre renne: Dasher, Dancer, Prancer, Vixen, Comet, Cupid, Donner e Blitzen durante la Vigilia di Natale trainano la slitta di Babbo Natale.
Grazie a loro tutti i bambini del mondo ricevono i doni che Babbo Natale ha preparato per loro dopo aver letto le tantissime letterine.
La nuova immagine di Babbo Natale piacque molto alla Coca Cola Company, che decise di utilizzarla per le sua campagne pubblicitarie in tutto il mondo. Così facendo, la Coca Cola contribuì enormemente a diffondere l’immagine di Babbo Natale che noi conosciamo fin da bambini: il simpatico vecchietto, con le guance rosa, la panciona, gli stivali neri e la lunga barba bianca.
La magia di questo mito è raccontata da un bellissimo film del 1985, ricco di messaggi che merita di essere visto: La vera storia di Babbo Natale per la regia di Jeannot Szwarc.
Il film narra di un anziano falegname di nome Claus che da molti anni vive con la moglie in un piccolo villaggio. Egli ama lavorare il legno per costruire giocattoli, che ogni anno a Natale porta in dono ai bambini del suo villaggio e di quelli vicini per regalare un po’ di felicità. Arriva dunque la notte di Natale e accompagnato da sua moglie Anya si appresta ad attraversare la foresta a bordo della sua piccola slitta carica di doni, trainata dalle sue due renne Donner e Blitzen. Ma durante la traversata del bosco…
La Posta di Babbo Natale
Col passare del tempo si era diffusa anche questa idea, che Babbo Natale costruisse giocattoli aiutato da numerosi elfi, potendo così esaudire i desideri dei bambini espressi nelle letterine che ogni anno venivano spedite al Polo Nord. I doni sarebbero giunti a destinazione durante la notte di Natale.
Nel 1974 tre impiegati delle poste canadesi di Montreal, avendo notato la grande massa di lettere che arrivavano ogni anno per Babbo Natale, decisero di rispondere alle centinaia di bambini dando vita alla vera e propria Posta di Babbo Natale.
L’anno successivo ricevettero ancora più lettere, e poi sempre di più tanto che nel 1983 le poste canadesi hanno indetto un servizio di posta speciale solo per Santa Claus (Babbo Natale), in cui il codice di avviamento postale è HOH OHO!