Il diario di Anna Frank

«Sai già da tempo che il mio desiderio più ardente è diventare giornalista ed in seguito una famosa scrittrice. Dopo la guerra vorrei comunque pubblicare un libro  intitolato “L’Alloggio Segreto”»

(Diario di Anne Frank, 22 maggio 1944)

Anne Frank riceve il diario il 12 giugno 1942 immediatamente prima del periodo passato in clandestinità.
Si mette subito a scrivere delle sue esperienza scolastiche. Un paio di settimane più tardi la famiglia Frank è costretta a nascondersi.

Così inizia il diario di Anna Frank. È il giorno del suo tredicesimo compleanno e il diario è un regalo, che lei chiama Kitty, perché non ha una vera amica e ha l’esigenza di confidare i suoi pensieri a qualcuno che l’ascolti. La famiglia, ebrea, è costretta ad emigrare dalla Germania fino in Olanda, ad Amsterdam, per sfuggire alle persecuzioni scatenate dalle leggi razziali di Hitler.
Nel periodo dal 1943 al maggio del 1944 Anne scrive anche un gran numero di racconti, inizialmente sulla clandestinità, ma anche delle favole e l’inizio di alcuni romanzi.
Anne progetta di inviare uno dei suoi racconti ad una rivista stretta

«Voglio chiedere alla rivista De Prins di pubblicare una delle mie storie, naturalmente con uno pseudonimo, ma siccome i miei racconti finora sono troppo lunghi, non credo che riuscirò nel mio intento.»

(Diario di Anne Frank, 21 aprile 1944)

Il 1° agosto 1944 è la data dell’ultima pagina del diario di Anna dove lei è combattuta fra le due sue metà: una esuberante, allegra, con la tendenza a prendere tutto alla leggera, con ironia e l’altra più bella, più pura, più profonda, più sensibile, che lei ha mostrato solo a Kitty. Il diario di Anna si conclude qui, ma la sua vita e quella degli altri no. Vengono scoperti dalla Gestapo il 4 agosto e vengono deportati in vari campi di concentramento tra cui Auschwitz. Anna muore nel marzo ’45, di tifo, nel campo di concentramento di Bergen Belsen, circa tre settimane prima dell’arrivo delle truppe inglesi.

Il diario di Anna Frank fa parte della memorialistica sulla guerra.

Anna scrive, il 15 luglio 1944:

« “La gioventù, in fondo, è più solitaria della vecchiaia.” Questa massima che, ho letto in qualche libro mi è rimasta in mente e l’ho trovata vera; è vero che qui gli adulti trovano maggiori difficoltà che i giovani? No, non è affatto vero. Gli anziani hanno un’opinione su tutto, e nella vita nono esitano più prima di agire. A noi giovani costa doppia fatica mantenere le nostre opinioni in un tempo in cui ogni idealismo è annientato e distrutto, in cui gli uomini si mostrano dal loro lato peggiore, in cui si dubita della verità, della giustizia e di Dio. Chi ancora afferma che qui nell’alloggio segreto gli adulti hanno una vita più difficile, non si rende certamente conto della gravità e del numero di problemi che ci assillano, problemi per i quali forse noi siamo troppo giovani, ma ci incalzano di continuo sino a che, dopo lungo tempo, noi crediamo di aver trovato una soluzione; ma è una soluzione che non sembra capace di resistere ai fatti, che la annullano. Ecco la difficoltà di questi tempi: gli ideali, i sogni, le splendide speranze non sono ancora sorti in noi che già sono colpiti e completamente distrutti dalla crudele realtà. È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo. Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione. Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte il rombo l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità. Intanto debbo conservare intatti i miei ideali; verrà un tempo in cui forse saranno ancora attuabili.»

Anna Frank, op. cit. , 15 luglio 1944, pp 268-268.

Annelies Marie Frank detta Anne (italianizzata in Anna Frank), nacque a Francoforte sul Meno, il 12 giugno 1929, da una famiglia di patrioti tedeschi di religione ebraica. La sua famiglia era composta dal padre Otto Heinrich Frank, la madre Edith Hollander, e la sorella maggiore Margot Betti Frank.
Il 30 gennaio 1933 Hitler prestò giuramento come Cancelliere nella camera del Reichstag (giuramento primo ministro), meglio noto come Führer und Reichskanzler, e iniziò così la sua ascesa verso la dittatura e le persecuzioni razziali.
Nell’estate dello stesso anno, per effetto delle politiche persecutorie naziste, la famiglia Frank si spostò in Olanda. Il padre Otto Frank aprì un’azienda ad Amsterdam e trovata la giusta abitazione con la moglie, fu raggiunto prima dalla primogenita Margot e in seguito, nel febbraio del 1934, da Anna; entrambe erano state ospiti dalla nonna ad Aquisgrana (confine Germania – Olanda).
In breve tempo la famiglia Frank si ambienta e per Anna inizia un periodo felice, anche s’è destinato a finire presto.
Il 10 maggio 1940 i tedeschi invadono l’Olanda e comincia a girare nell’aria la paura che la persecuzione stia dilagando oltre i confini della Germania.
Nel 1942 le persecuzioni razziali si fanno sempre più forti e così Anna Frank con la sua famiglia decidono di entrare nella clandestinità per sfuggire ai rastrellamenti nazisti. Si nascondono insieme ad un’altra famiglia di amici, i Van Peels e un dentista ebreo di nome Rritz Pfeffer nell’Achterhuis, uno spazio a due piani posto sopra l’azienda di Otto Frank. La porta d’ingresso all’Achterhuis era nascosta da una libreria girevole e cibo e beni di prima necessità erano procurati da dei gruppi di amici che, ostili al regime nazista, si prendevano cura dei clandestini ebrei.

Anna Frank e gli altri vissero nascosti per più di due anni, dal 6 luglio 1942 al 4 agosto 1944, e fu durante quel periodo che Anna Frank scrisse il noto diario che in seguito l’avrebbe resa celebre al mondo come simbolo della Shoah, raccontando le sue paure, l’ambizione di diventare scrittrice e il passaggio dall’infanzia all’adolescenza con la scoperta di sentimenti verso Peter, il figlio dell’altra famiglia, e i primi conflitti con i propri genitori.
Il 4 agosto del 1944 si concludeva il periodo di costrizione nel nascondiglio e iniziava il viaggio verso l’inferno.
Qualcuno di cui non si è mai saputa l’identità, denunciò alla Gestapo la presenza di ebrei in uno stabile al 263 di Prinsengracht e così Anna Frank, la sua famiglia ed il resto degli inquilini furono arrestati.
Il 2 settembre del 1944 furono tutti caricati su un treno merci con destinazione Auschwitz.
Anna Frank, insieme a sua sorella Margot, trascorse un mese ad Auschwitz-Birkenau e poi fu trasferita nel campo di Bergen-Belsen dove morì di tifo nel marzo del 1945, un mese prima della liberazione.

L’unico sopravvissuto del gruppo di partenza fu Otto Frank, che dopo essersi rimesso tornò ad Amsterdam e lì Miep, uno degli amici che avevano supportato la clandestinità della famiglia Frank, gli consegnò il diario che Anna aveva scritto durante il periodo nel nascondiglio.
Il padre di Anna Frank, utilizzando il materiale composto dalla figlia e apportando alcune modifiche e cancellazioni, pubblicò nel 1947 l’opera letteraria con il titolo di Het Achterhuis (Il retrocasa).
Solo dopo la morte di Otto Frank, la fondazione Anne Frank di Basilea commissionò alla scrittrice Mirjam Pressler il compito di creare una versione fedele agli scritti di Anna Frank, recuperando le parti che il padre aveva modificato e cancellato; fu così, che uscì la versione ufficiale de “Il Diario di Anna Frank”.

Curiosità:

– L’autrice in un primo momento nel diario racconta giornalmente la sua vita; quando nel 1944 il ministro olandese Bolkestein esiliato in Inghilterra, attraverso la radio invita a conservare le testimonianze personali sulla guerra, Anne inizia a fantasticare di un romanzo dal titolo “L’alloggio segreto” e comincia a scrivere anche su fogli sciolti.
– Nella pubblicazione del padre furono rimosse le parti con argomenti amorosi o sessuali, il conflitto con i genitori e tutto ciò che sembrava non addirsi alla società dell’epoca.
– Il diario di Anna Frank è stato tradotto in 55 lingue.
– Dalla sua prima pubblicazione, il Diario di Anna Frank è stato adattato ad un opera teatrale che vinse il Premio Pulitzer nel 1959, ed a film che vanno dall’animazione alla pellicola di Jon Jones del 2008.

«Voglio essere utile, far divertire la gente. Intendo restare viva anche dopo la mia morte! E perciò sono grata a Dio che mi ha donato alla nascita il talento della scrittura, la possibilità di esprimere ciò che è in me.»

Diario di Anne Frank


OGGI IN PRINSENGRACHT 263 AMSTERDAM

Otto Frank nella soffitta dell’alloggio segreto alcune ore prima della sua inaugurazione come museo

Nel 1957 si minaccia di demolire l’edificio di Prinsengracht 263, l’alloggio segreto, ma grazie all’iniziativa di alcuni abitanti in Amsterdam il progetto viene accantonato.
Nasce la Fondazione Anne Frank che acquista l’edificio ed Otto Frank siede nel consiglio direttivo.
Dopo l’opera di restauro il 3 maggio 1960 l’alloggio segreto viene inaugurato come museo. Il numero di visitatori che si recano a visitare la casa di Anne Frank cresce ogni anno.

«Non potremo mai essere olandesi o inglesi o di qualsiasi nazionalità, resteremo sempre anche ebrei perchè vogliamo esserlo»

Diario di Anne Frank

«Tra le molte voci che nel corso della storia si sono levate a difesa della dignità umana in tempi di grandi sofferenze e lutto, nessuna è più insistente di quella di Anne Frank»

(John F. Kennedy, Presidente degli Stati Uniti, 1961)

 

Disse Primo Levi a proposito di Anna Frank:

“Una singola Anne Frank detta più commozione delle miriadi che soffrirono come lei, la cui immagine è rimasta nell’ombra. Forse è necessario che sia così; se dovessimo e potessimo soffrire le sofferenze di tutti, non potremmo vivere”

Per approfondire: Anne Frank


Anche oggi il mio cuore è morto
più volte, ma ogni volta
ha ripreso a vivere. Io dico
addio di minuto in minuto
e mi libero da ogni esteriorità.
Recido le funi che mi tengono
ancora legata, imbarco tutto
quel che mi serve per
intraprendere il viaggio.
Ora sono seduta sulla
sponda di un canale
silenzioso, le gambe
penzolanti dal muro di pietra,
e mi chiedo se il mio cuore
non diventerà così sfinito e
consunto da non poter più
volare liberamente
come un uccello.

Etty Hillesum scrive così prima di essere presa e deportata

Luglio – agosto 1943

Etty Hillesum dal 1941 iniziò a scrivere un diario dove riporta gli avvenimenti, viene pubblicato per la prima volta in Olanda nel 1981 dopo che altri editori si erano rifiutati di farlo.

La storia di Etty colpisce per la lucidità con la quale la giovane donna olandese affronta le vicende tragiche del suo tempo, opponendo una resistenza interiore al male e ricercando con tenacia e fede in Dio tracce di bene anche là dove sembra assente. Insegna che l’unica strada per contrastare odio è un atteggiamento d’amore con cui guardare, nonostante tutto, anche a chi ci sta facendo del male.

 

Please follow and like us:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *