Alla donna
Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe,
i capelli diventano bianchi,
i giorni si trasformano in anni.
Però ciò che è importante non cambia;
la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Il tuo spirito è la colla di qualsiasi tela di ragno.
Dietro ogni linea di arrivo c’è una linea di partenza.
Dietro ogni successo c’è un`altra delusione.
Fino a quando sei viva, sentiti viva.
Se ti manca ciò che facevi, torna a farlo.
Non vivere di foto ingiallite…
insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni.
Non lasciare che si arrugginisca il ferro che c’è in te.
Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto.
Quando a causa degli anni
non potrai correre, cammina veloce.
Quando non potrai camminare veloce, cammina.
Quando non potrai camminare, usa il bastone.
Però non trattenerti mai!
Madre Teresa
Un giornalista parlava con Madre Teresa di Calcutta:
«Ma insomma… questa Chiesa va così male, non crede anche lei? Cosa possiamo fare per migliorarla?»
E Madre Teresa:
«Ah, guardi, semplicissimo, cominciamo da me e da lei!»
Gonxha (Agnese) Bojaxhiu, la futura Madre Teresa, è nata il 26 agosto 1910 a Skopje (ex Jugoslavia).
Fin da piccola riceve un’educazione fortemente cattolica dato che la sua famiglia di cittadinanza albanese era profondamente legata alla religione cristiana.
Già verso il 1928 Gonxha sente di essere attratta verso la vita religiosa, cosa che in seguito attribuirà ad una “grazia” fattale dalla Madonna. Presa dunque la fatidica decisione è accolta a Dublino dalle Suore di Nostra Signora di Loreto, la cui Regola si ispira al tipo di spiritualità indicato negli “Esercizi spirituali” di Sant’Ignazio di Loyola. Ed è proprio grazie alle meditazioni sviluppate sulle pagine del santo spagnolo che Madre Teresa matura il sentimento di voler «aiutare tutti gli uomini».
Gonxha è attirata dunque irresistibilmente dalle missioni. La Superiora la manda quindi in India a Darjeeling, città situata ai piedi dell’Himalaia, dove il 24 maggio 1929 ha inizio il suo noviziato. Dato che l’insegnamento è la vocazione principale delle Suore di Loreto lei stessa intraprende questa attività, in particolare seguendo le bambine povere del posto. Parallelamente porta avanti i suoi studi personali per poter ottenere il diploma di professoressa.
Il 25 maggio 1931 pronuncia i voti religiosi e assume da quel momento il nome di Suor Teresa, in onore di Santa Teresa di Lisieux. Per terminare gli studi, viene mandata nel 1935 presso l’Istituto di Calcutta, capitale sovrappopolata ed insalubre del Bengala. Ivi essa si trova di colpo a confronto con la realtà della miseria più nera, ad un livello tale che la lascia sconvolta. Di fatto tutta una popolazione nasce, vive e muore sui marciapiedi; il loro tetto, se va bene, è costituito dal sedile di una panchina, dall’angolo di un portone, da un carretto abbandonato. Altri invece hanno solo alcuni giornali o cartoni… La media dei bambini muore appena nata, i loro cadaveri gettati in una pattumiera o in un canale di scolo.
Madre Teresa rimane inorridita quando scopre che ogni mattina, i resti di quelle creature vengono raccolte insieme con i mucchi di spazzatura…
Stando alle cronache il 10 settembre 1946 mentre sta pregando, Suor Teresa percepisce distintamente un invito di Dio a lasciare il convento di Loreto per consacrarsi al servizio dei poveri, a condividere le loro sofferenze vivendo in mezzo a loro. Si confida con la Superiora che la fa aspettare per mettere alla prova la sua ubbidienza. In capo ad un anno la Santa Sede la autorizza a vivere fuori della clausura. Il 16 agosto 1947, a trentasette anni Suor Teresa indossa per la prima volta un “sari” (veste tradizionale delle donne indiane) bianco di un cotonato grezzo ornato con un bordino azzurro, i colori della Vergine Maria. Sulla spalla, un piccolo crocifisso nero. Quando va e viene porta con sé una valigetta contenente le sue cose personali indispensabili, ma non denaro. Madre Teresa non ha mai chiesto denaro né ne ha mai avuto. Eppure le sue opere e fondazioni hanno richiesto spese notevolissime! Lei attribuiva questo “miracolo” all’opera della Provvidenza.
A decorrere dal 1949, sempre più numerose sono le giovani che vanno a condividere la vita di Madre Teresa. Quest’ultima, però, le mette a lungo alla prova prima di riceverle. Nell’autunno del 1950 Papa Pio XII autorizza ufficialmente la nuova istituzione, denominata “Congregazione delle Missionarie della Carità“.
Durante l’inverno del 1952, un giorno in cui va cercando poveri trova una donna che agonizza per la strada, troppo debole per lottare contro i topi che le rodono le dita dei piedi. La porta all’ospedale più vicino dove dopo molte difficoltà, la moribonda viene accettata. A Suor Teresa viene allora l’idea di chiedere all’amministrazione comunale l’attribuzione di un locale per accogliervi gli agonizzanti abbandonati. Una casa che serviva un tempo da asilo ai pellegrini del tempio indù di “Kalì la nera“, ed ora utilizzata da vagabondi e trafficanti di ogni sorta, è messa a sua disposizione. Suor Teresa la accetta. Molti anni più tardi dirà, a proposito delle migliaia di moribondi che sono passati da quella Casa: «Muoiono tanto mirabilmente con Dio! Non abbiamo incontrato, finora, nessuno che rifiutasse di chiedere “perdono a Dio”, che rifiutasse di dire: “Dio mio, ti amo”».
Due anni dopo Madre Teresa crea il “Centro di speranza e di vita” per accogliervi i bambini abbandonati. In realtà quelli che vengono portati lì, avvolti in stracci o addirittura in pezzi di carta, non hanno che poca speranza di vivere. Ricevono allora semplicemente il battesimo per poter essere accolti, secondo la dottrina cattolica, fra le anime del Paradiso. Molti di quelli che riescono a riaversi saranno adottati da famiglie di tutti i paesi. «Un bambino abbandonato che avevamo raccolto fu affidato ad una famiglia molto ricca – racconta Madre Teresa – una famiglia dell’alta società che voleva adottare un ragazzino. Qualche mese dopo, sento dire che quel bambino è stato molto malato e che rimarrà paralizzato. Vado a trovare la famiglia e propongo: “Ridatemi il bambino: lo sostituirò con un altro in buona salute” “Preferirei che mi ammazzassero, piuttosto che esser separato da questo bambino!” risponde il padre guardandomi, con il volto tutto triste». Madre Teresa nota: «Quel che manca di più ai poveri è il fatto di sentirsi utili, di sentirsi amati. È l’esser messi da parte che impone loro la povertà, che li ferisce. Per tutte le specie di malattie vi sono medicine, cure, ma quando si è indesiderabili se non vi sono mani pietose e cuori amorosi, allora non c’è speranza di vera guarigione».
Madre Teresa è animata in tutte le sue azioni dall’amore di Cristo, dalla volontà di «fare qualcosa di bello per Dio» al servizio della Chiesa. «Essere cattolica ha per me un’importanza totale, assoluta, dice. Siamo a completa disposizione della Chiesa. Professiamo un grande amore, profondo e personale, per il Santo Padre… Dobbiamo attestare la verità del Vangelo proclamando la parola di Dio senza timore, apertamente, chiaramente, secondo quanto insegna la Chiesa».
«Il lavoro che realizziamo è, per noi, soltanto un mezzo per concretizzare il nostro amore di Cristo… Siamo dedite al servizio dei più poveri dei poveri, vale a dire di Cristo, di cui i poveri sono l’immagine dolorosa… Gesù nell’eucaristia e Gesù nei poveri, sotto le specie del pane e sotto le specie del povero, ecco quel che fa di noi delle Contemplative nel cuore del mondo».
Nel corso degli anni 60, l’opera di Madre Teresa si estende a quasi tutte le diocesi dell’India. Nel 1965 delle Religiose se ne vanno nel Venezuela. Nel marzo del 1968 Paolo VI chiede a Madre Teresa di aprire una casa a Roma. Dopo aver visitato i sobborghi della città ed aver constatato che la miseria materiale e morale esiste anche nei paesi “sviluppati”, essa accetta. Nello stesso tempo le Suore operano nel Bangladesh, paese devastato da un’orribile guerra civile. Numerose donne sono state stuprate da soldati: si consiglia a quelle che sono incinte di abortire. Madre Teresa dichiara allora al governo che lei e le sue Suore adotteranno i bambini, ma che non bisogna, a nessun costo, “che a quelle donne che avevano soltanto subito la violenza, si facesse poi commettere una trasgressione che sarebbe rimasta impressa in esse per tutta la vita”. Madre Teresa ha infatti sempre lottato con una grande energia contro qualsiasi forma di aborto.
Nel marzo del 1967 l’opera di Madre Teresa si è arricchita di un ramo maschile: la “Congregazione dei Frati Missionari“. E nel 1969 è nata la Fraternità dei collaboratori laici delle Missionarie della Carità.
Nel 1979 le viene attribuito il Premio Nobel per la Pace.
Negli anni 80 l’Ordine fonda, in media quindici nuove case all’anno. A partire dal 1986 si insedia nei paesi comunisti fino allora vietati ai missionari: l’Etiopia, lo Yemen Meridionale, l’URSS, l’Albania, la Cina.
Chiestole da più parti di dove le venisse la sua straordinaria forza morale, Madre Teresa ha spiegato: “Il mio segreto è infinitamente semplice. Prego. Attraverso la preghiera divento una cosa sola nell’amore con Cristo. PregarLo, è amarLo”. Inoltre Madre Teresa ha anche spiegato come l’amore sia indissolubilmente unito alla gioia: “La gioia è preghiera, perché loda Dio: l’uomo è creato per lodare. La gioia è la speranza di una felicità eterna. La gioia è una rete d’amore per catturare le anime. La vera santità consiste nel fare la volontà di Dio con il sorriso”.
Sri Chinmoy e Madre Teresa con la fiaccola della pace 1° ottobre 1994
Tante volte Madre Teresa rispondendo a giovani che manifestavano il desiderio di andarla ad aiutare in India, ha risposto di rimanere nel loro paes, per esercitarvi la carità nei riguardi dei “poveri” del loro ambiente abituale. Ecco alcuni suoi suggerimenti:
«In Francia, come a New York e dovunque, quanti esseri hanno fame di esser amati: è una povertà terribile, questa, senza paragone con la povertà degli Africani e degli Indiani… Non è tanto quanto si dà, ma è l’amore che mettiamo nel dare che conta… Pregate perché ciò cominci nella vostra propria famiglia. I bambini non hanno spesso nessuno che li accolga quando tornano da scuola. Quando si ritrovano con i genitori è per sedersi davanti alla televisione, e non scambiano parola. È una povertà molto profonda… Dovete lavorare per guadagnare la vita della vostra famiglia, ma abbiate anche il coraggio di dividere con qualcuno che non ha — forse semplicemente un sorriso, un bicchier d’acqua — di proporgli di sedersi per parlare qualche istante; scrivete magari soltanto una lettera ad un malato degente in ospedale…»
Dopo varie degenze in ospedale, Madre Teresa si è spenta a Calcutta, il 5 settembre 1997, suscitando commozione in tutto il mondo.
Il 20 dicembre 2002 papa Giovanni Paolo II ha firmato un decreto che riconosce le virtù eroiche della “Santa dei Poveri”, iniziando di fatto il processo di beatificazione più rapido nella storia delle “cause” dei santi. Nella settimana che celebrava i suoni 25 anni di pontificato, il 19 ottobre 2003, papa Giovanni Paolo II ha presieduto la beatificazione di madre Teresa davanti a un’emozionata folla di trecentomila fedeli.
Il 4 settembre 2016 è stata proclamata santa da papa Francesco.
Tratto da: biografieonline
Se giudichi le persone non ti rimane tempo per amarle.
Madre Teresa
Alcune settimane fa due giovani sono venuti da noi e mi hanno dato un sacco di denaro per sfamare la mia gente. Ho detto loro: «Dove avete preso tutto quel denaro?».
Mi hanno risposto: «Due giorni fa ci siamo sposati. Prima del matrimonio abbiamo preso una decisione: non ci compreremo abiti per lo sposalizio, non faremo la festa di nozze, daremo a voi tutto il denaro».
So quanto significhi tutto questo per una famiglia Indu e quale grande sacrificio avevano fatto. Allora ho chiesto loro: «Ma perché l’avete fatto?».
Mi hanno risposto: «Ci amiamo talmente tanto vicendevolmente, che abbiamo voluto condividere la gioia dell’amore con le persone che voi servite e così abbiamo sperimentato la gioia di amare».
E dove comincia questo amore?… in famiglia.
E come comincia?… condividendo sino a provare dolore,
amando sino alla sofferenza.
Madre Teresa