Santo Isidoro di Siviglia, dipinto di Bartolomé Esteban Murillo, 1655

Nacque intorno al 560 in Spagna, in una famiglia le cui origini risalivano all’età romana. Rimasto presto orfano insieme ad altri quattro fratelli, Isidoro fu cresciuto ed educato dal maggiore, Leandro, vescovo di Siviglia molto vicino a Papa Gregorio Magno. Era l’epoca in cui i territori della penisola iberica appartenuti all’Impero romano erano sotto il dominio dei Visigoti, e Isidoro quando succedette al fratello e divenne a sua volta vescovo di Siviglia (intorno al 600), avendo maturato una notevole conoscenza del mondo classico, pagano e cristiano, potè dare un notevole contributo alla conversione dei Visigoti dall’Arianesimo alla fede Cattolica. Operò ininterrottamente e morì a Siviglia nel 636.

Isidoro è menzionato anche nella Divina Commedia.

Venerato come santo dalla Chiesa cattolica e proclamato Dottore della Chiesa (titolo attribuito a personalità con particolari doti di illuminazione della dottrina), Isidoro è considerato uno tra i più rilevanti esponenti della cultura medievale per la sua grande opera enciclopedica. Opere in cui raccolse il sapere della cultura classica e della tarda romanità attingendo a innumerevoli fonti antiche, un sapere che fu possibile preservare dalla disgregazione dell’Impero occidentale e tramandare ai posteri.

Fra le moltissime opere di Isidoro di Siviglia, occorre citare le Etymologiae, una grande enciclopedia (chiamata anche Origines) organizzata  secondo una suddivisione dei saperi: dalla grammatica alla musica, dalla teologia ai popoli, dagli animali alla Terra, e molto altro. L’opera è concepita come un vocabolario: ognuno dei venti libri tratta materie ordinate secondo i vocaboli, di ogni parola riportano una definizione o l’etimologia, e una sintesi storica della letteratura sull’argomento, individuate con i metodi e la cultura del tempo.

Etimologia – Disciplina linguistica che studia la storia delle parole, risalendo fino al punto della storia o della preistoria di un vocabolo (etimo) in cui esso risulta appartenente a una famiglia di altri vocaboli. (Enciclopedia Treccani)

Un’opera immane e una visione unitaria e universalistica del sapere che caratterizzò il periodo medievale e a cui si attinse largamente e a lungo alimentando una rinascita culturale.

Un tentativo quello di Isidoro di decifrare il mondo con una così vasta raccolta di dati ordinati e classificati paragonabile a un immenso database, così come era visto Internet prima dell’avvento dei social network, e pare che ciò abbia spinto un movimento spontaneo di utenti nel 1999 a sollevare la proposta di nominare Santo Isidoro di Siviglia patrono di Internet e di chi vi opera in tal senso, e che papa Giovanni Paolo II nel 2002 lo abbia designato come tale, ma non risulta nulla di ufficiale.

Database – Archivio elettronico di dati correlati, registrati nella memoria di un computer e organizzati in modo da poter essere facilmente, rapidamente e selettivamente rintracciabili uno per uno, oppure per gruppi determinati, mediante appositi programmi di gestione e di ricerca.

Papa Benedetto XVI in un’udienza generale del 2008 parla di Santo Isidoro di Siviglia e lo racconta come una persona seriamente dedita allo studio, con ampi interessi culturali e spirituali maturati in un clima sereno ed aperto che traspaiono nelle sue stesse opere. Ritenuto l’ultimo dei Padri cristiani dell’antichità, il papa riferisce che nella vita personale Isidoro visse un permanente conflitto interiore fra desiderio di solitudine e meditazione nella contemplazione e nel dialogo con Dio, e la vita attiva nel doversi occupare di cose terrene a servizio della comunità umana e del prossimo.
Benedetto XVI sottolinea il rischio che si corre nel ridursi ad essere uomini ad una dimensione e della necessità di trovare il modo di conciliare le due forme per risolvere quelle tensioni che spesso vengono acuite dalla scelta di un solo genere di vita; e conclude con il preciso insegnamento morale a cui è giunto Isidoro:

Come si deve amare Dio con la contemplazione, così si deve amare il prossimo con l’azione. E’ impossibile vivere senza la compresenza dell’una e dell’altra forma di vita, né è possibile amare se non si fa esperienza sia dell’una che dell’altra”.