Nel corso della storia l’uomo ha vissuto la sua giornata in modo naturale: alzandosi all’alba con il sorgere del sole e coricandosi a letto poco dopo il tramonto. Il passaggio da una società prevalentemente agricola, in cui le attività giornaliere erano regolate dal ritmo solare e da quello ciclico delle stagioni, a una società industriale ha comportato la necessità di fissare un orario convenzionale e condiviso per le attività lavorative.

Un aneddoto racconta che nel 1784 fu Benjamin Franklin in una lettera satirica pubblicata su un giornale di Parigi, a suggerire scherzosamente ai parigini di alzarsi prima al mattino per sfruttare al meglio la luce solare e risparmiare quindi sul costo delle candele.
Aspetto tra l’altro suggerito anche da molti proverbi, tra cui: “Il mattino ha l’oro in bocca” e in dialetto veneto: “El sole magna le ore” a indicare che sono le ore mattutine quelle più proficue. E ancora, in inglese: “Early to bed and early to rise, makes a man healthy wealthy and wise“ (Presto a letto e presto alzato, fan l’uomo sano, ricco e fortunato).

Fu appunto un imprenditore britannico a proporre nel 1915 l’introduzione dell’ora legale in alternanza a quella solare: secondo William Willett si potevano così risparmiare molte sterline destinate all’illuminazione. La questione assunse maggiore importanza quando divenne necessario economizzare sul carbone durante il periodo bellico della Prima guerra mondiale.
L’ora legale, ossia l’anticipazione di un’ora nel periodo primaverile ed estivo quando cioè la durata dell’illuminazione solare è maggiore, fu applicata prima in Inghilterra e in breve tempo da molti altri paesi d’Europa, tra cui anche l’Italia.
Dal 1996 il passaggio dall’ora solare a quella legale avviene con uguali tempi (fusi orari a parte) e modalità tra tutti gli stati dell’Unione Europea.

Vari e diversi sono invece i tempi e le regole dell’ora legale nel resto del mondo. Ci sono paesi in cui esiste solo l’ora solare, come la Russia che dal 2014 ha abolito l’ora legale.