Le acque radioattive sono acque che presentano in modo naturale (quindi non indotto da contaminazione) elementi radioattivi come il radio, il radon, il torio, l’attinio, l’uranio. Tra questi, acquisiti dalle rocce attraverso cui passano, quello quantitativamente più rilevante è il radon.
In base alla normativa italiana un’acqua è considerata radioattiva quando ha almeno 1 nCi (un miliardesimo di Curie) per litro; allo stesso modo in base alla quantità di radon emanato, le acque si classificano in deboli, medie e forti.
Per quanto riguarda l’acqua potabile, in Italia il Consiglio superiore di sanità ha raccomandato che la concentrazione di radon nelle acque minerali e imbottigliate non superi i 100 Bq/litro (32 Bq/litro per le acque destinate ai bambini e ai lattanti).
Tali acque vengono comunemente usate in molti stabilimenti termali che ne vantano azioni terapeutiche.

Per approfondire: Quando la radioattività cura

IL RADON

Il radon (Rn), un gas inerte e radioattivo di origine naturale, fu scoperto nel 1898 da Pierre e Marie Curie.
È presente in tutta la crosta terrestre, si trova nel terreno e nelle rocce ovunque, in quantità variabile, e si forma dal decadimento del radio (con espulsione di un nucleo di elio), generato a sua volta dal decadimento dell’uranio. Essendo un gas, il radon può spostarsi e sfuggire dalle porosità del terreno disperdendosi nell’aria o nell’acqua. È inodore, incolore e insapore, quindi non è percepibile dai nostri sensi.


Marie Curie

Marie Curie (1867-1934), in origine Maria Skłodowska, chimica e fisica polacca naturalizzata francese, crebbe nella Polonia russa. Poiché le donne non potevano essere ammesse agli studi superiori, si trasferì a Parigi francesizzando il suo nome e cominciando nel 1891 a frequentare La Sorbonne dove si laureò in fisica e matematica.

Nel 1897 iniziò a compiere degli studi sulle sostanze radioattive, che da allora rimasero al centro dei suoi interessi.
È stata la prima donna della storia a ricevere il premio Nobel. Nel 1903, infatti, insieme al marito Pierre Curie e ad Antoine Henri Becquerel, ricevette il Nobel per la fisica, in riconoscimento dei servizi straordinari che essi hanno reso nella loro ricerca sui fenomeni radioattivi.
Dopo la morte accidentale di Pierre Curie avvenuta nel 1906, Marie assunse la cattedra del marito, fu così la prima donna ad ottenere un tale incarico alla Sorbonne.

Otto anni dopo, nel 1911, le fu dato un altro premio Nobel, questa volta per la chimica, in riconoscimento dei suoi servizi all’avanzamento della chimica tramite la scoperta del polonio e del radio.
Maria Curie fu la prima persona a ottenere due premi Nobel, per di più in due campi differenti.

Con una decisione insolita, Maria Curie intenzionalmente non depositò il brevetto internazionale per il processo di isolamento del radio, affinchè la comunità scientifica potesse effettuare liberamente ricerche sulla radioattività, così da favorire il progresso in questo settore scientifico. Un’idea di scienza che oggi potremmo definire open source.


Il radon viene utilizzato per scopo terapeutico nella radioterapia; per la sua rapida dispersione in aria viene impiegato nelle ricerche idrologiche per valutare le interazioni tra acqua profonda, ruscelli e fiumi. Alcune ricerche studiano l’incremento di emissione di radon come precursore sismico in quanto la sua emissione in atmosfera è fortemente influenzata dalla conformazione geologica e in caso di variazioni di pressione o di movimenti delle faglie si è notata una variazione delle emissioni del gas.


I PRECURSORI SISMICI

Da moltissimi anni a livello internazionale si studiano i precursori sismici, ossia quei fenomeni di varia natura che precedono un evento sismico, come ad esempio: le caratteristiche orbitali dei pianeti del Sistema Solare e la loro posizione rispetto alla Terra, le caratteristiche orbitali della Luna, le variazioni del campo geomagnetico, le anomalie gravitazionali terrestri, ecc. tra cui anche la concentrazione del gas radon.

In Italia studi sulle radiazioni naturali sono stati condotti presso i Laboratori Nazionali del Gran Sasso da parte dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare nell’ambito del progetto ERMES (Environmental Radioactivity Monitoring for Earth Sciences). Tra gli oggetti della ricerca vi era quello di analizzare le correlazioni tra le variazioni di emissioni di gas radon dal sottosuolo e i processi di deformazione entro le rocce.
La ricerca in questa direzione, e più in generale sulla correlazione tra spettrometria nucleare e fenomeni geofisici, continua ancora oggi all’interno del laboratorio del Gran Sasso.
Ricerche per valutare possibili correlazioni fra radon e sismicità sono state espletate da ricercatori del Dipartimento di Fisica dell’Università di Bologna assieme a ricercatori del gruppo ENI.
Un piccolo gruppo di Fisici e Tecnici che lavorano presso i Laboratori Nazionali del Gran Sasso (CNR-INFN), per un comune interesse e curiosità scientifica, nel 2000 hanno avviato una ricerca basata su un nuovo metodo di misurazione delle emissioni di Radon ponendosi come obiettivo la possibilità di prevedere i terremoti sulla base delle variazioni di concentrazione di Radon emesse dalla crosta terrestre in prossimità di un terremoto.

Cronistoria dell’attività di ricerca della SCS sui “Precursori di eventi sismici“


Grazie alla forte dispersione di questo gas in atmosfera, all’aperto la concentrazione di radon non raggiunge mai livelli elevati ma, nei luoghi chiusi (case, uffici, scuole ecc) può arrivare a valori che comportano un rischio rilevante per la salute dell’uomo.
La pericolosità in realtà viene non tanto dal radon in sé, ma dai suoi prodotti di decadimento che, essendo elettricamente carichi, si attaccano al particolato dell’aria e penetrano nel nostro organismo tramite le vie respiratorie. Questi continuano a decadere e a emettere particelle alfa che possono danneggiare in modo diretto o indiretto il Dna delle cellule. Il danno può evolvere dando origine a un processo cancerogeno.

IL RADON – informazioni generali

In Italia, a livello nazionale al momento esiste una normativa di tutela sull’esposizione al radon solo per i luoghi di lavoro e per le scuole.
Per quanto riguarda le abitazioni, una normativa nazionale non è stata ancora emanata, ma la protezione dal radon indoor nelle abitazioni è prevista nella nuova direttiva europea 2013/59/Euratom in materia di protezione dalle radiazioni ionizzanti, approvata il 5 dicembre 2013, che dovrà quindi essere obbligatoriamente recepita nella normativa italiana.
livello regionale altre attività regolatorie sono state promosse da alcune Regioni allo scopo di rendere operative ed eventualmente integrare le disposizioni nazionali in ambito normativo e regolatorio.

Piano Nazionale Radon

RADON – Agenzia provinciale per l’ambiente – Provincia Autonoma di Bolzano Alto Adige