Per apprendimento si indica in genere il processo mediante il quale l’animale e l’uomo acquisiscono i vari tipi di comportamento (cioè le abitudini) che permettono loro di adattarsi alle situazioni.

Per memoria si intende la registrazione di tali comportamenti acquisiti.

L’ABITUDINE

Per abitudine si intende qualunque attività che una volta appresa viene eseguita automaticamente, come ad esempio:

  • nelle attività di tipo motorio, come camminare, scrivere, andare in bicicletta, eccetera
  • nelle attività di tipo verbale, come parlare la propria lingua o una lingua straniera, le inflessioni dialettali, i modi di dire, ecc.
  • nelle attività di tipo emotivo, come i modi di reagire di fronte a certe condizioni.

L’acquisizione di un’abitudine avviene in una prima fase detta periodo di formazione o apprendimento, caratterizzato dall’esercizio, cioè dalle ripetizioni di certi movimenti, di certe parole, eccetera, finchè diventano autonomi, automatici, cioè spontanei. Come quando da bambini s’impara a scrivere: dapprima i movimenti sono lenti, maldestri, disordinati, poi gradualmente si passa a dei movimenti più rapidi, precisi ed essenziali, finchè si è in grado di scrivere anche pensando ad altro.

In una seconda fase detta periodo di stato, l’attenzione e la volontà non debbono più seguire le varie fasi dell’atto, e si ha il massimo di efficienza con il minimo consumo di energia.

Vi sono diversi tipi di apprendimento, che si possono distinguere in quattro grandi gruppi, dai più semplici ai più complessi:

  • Forme di apprendimento più semplice: sono le risposte condizionate e i tentativi per prove ed errori.
  • Forme di apprendimento più complesso: sono l’apprendimento seriale e il labirinto.

APPRENDIMENTO SEMPLICE

Avviene attraverso le reazioni più semplici, si potrebbe dire più strettamente collegate a stimoli di tipo primitivo, ed è diretto a rispondere a dei bisogni di tipo primario.

– Le risposte condizionate –

Il riflesso condizionato – I.P.PAVLOV (1849-1936), uno psicologo sovietico che studiava l’attività nervosa legata alla secrezione delle ghiandole digestive, aveva notato, come curiosità di laboratorio, che la secrezione gastrica di un cane non si verificava solo quando veniva somministrato il cibo, ma anche in base a fenomeni psichici.

Se viene posta della carne in polvere nella bocca di un cane vengono stimolate le sue ghiandole salivari e si ha un flusso di saliva: in tale circostanza tale flusso è un riflesso automatico, non un prodotto dell’apprendimento. È una RISPOSTA INCONDIZIONATA. Così come il cibo che produce questa risposta incondizionata è uno STIMOLO INCONDIZIONATO.
Supponiamo ora di presentare un altro stimolo, tale da non provocare di per sè la salivazione, ad esempio il suono di un campanello, che viene suonato subito prima di introdurre la carne in polvere nella bocca del cane.
Dopo un certo numero di volte in cui si sono presentati in modo combinato il suono e la carne, lo stimolo sonoro provocherà il flusso di saliva indipendentemente dalla somministrazione del cibo.
La salivazione in questa circostanza è una RISPOSTA CONDIZIONATA. Lo stimolo sonoro che la precede è uno STIMOLO CONDIZIONATO.
Si è costituita una nuova associazione STIMOLO – RISPOSTA. Il ripetersi dell’associazione tra stimolo incondizionato (il cibo) e stimolo condizionato (il suono) è detto rinforzo.

 – L’apprendimento per «prove ed errori» –

Da un’analoga osservazione casuale ha preso il via lo studio di questa forma di apprendimento.

EDWARD L. THORNDIKE (1874-1949) aveva osservato che i gatti posti in una specie di trappola adottavano dei comportamenti, che nella loro successione esprimevano attraverso quali passi l’animale giungeva ad apprendere il modo di uscire.

Le reazioni dell’animale presentavano, infatti, due momenti distinti:
1. in un primo momento esso eseguiva i più svariati tentativi come spingere, mordere, graffiare… gli oggetti
2. eliminava quindi gradualmente gli errori (cioè le risposte che non gli permettevano di uscire) e conservava solo le risposte che lo portavano al successo.
Il gatto cioè aveva appreso per «prove ed errori» ad usare una modalità di comportamento adeguata alla situazione.
In un altro esperimento: un topo viene collocato su una piattaforma di lancio dalla quale può saltare verso due finestrelle che gli sono di fronte. Le finestrelle sono chiuse da due cartoni, uno con le righe e orizzontali e uno con le righe verticali, ognuno dei quali qualche volta è a destra e altre volte a sinistra. Se scegliendo il cartone con le righe orizzontali il topo viene sempre premiato con del cibo, mentre nell’altro no, dopo un certo numero di successi il topo impara a discriminare, cioè a riconoscere la diversità fra i due cartoni e va sempre su quello da cui riceve il premio.

Molte sono le variabili che influiscono sul processo di apprendimento, le più importanti delle quali sono:

  • la durata dell’esercizio, si nota quasi sempre un miglioramento delle prestazioni in rapporto diretto con la quantità del tempo in cui ci si esercita. Anche se, raggiunto un determinato livello di apprendimento e continuando ad esercitarsi, non si riscontra più alcun incremento. Interviene infatti un’altra variabile: l’inibizione.
  • l’inibizione, si è visto che oltre un certo limite si registra un decremento nelle prestazioni, che scomparirà dopo un periodo di riposo. Si può dire che è intervenuta una inibizione interna che rivela una sorta di affaticamento. essa può trasformarsi in un’abitudine a non rispondere.
  • l’affaticamento, che si estingue spontaneamente interrompendo l’esercizio.
  • lo stato di  bisogno ( o di motivazione), esiste un rapporto diretto tra lo stato di bisogno (o di motivazione) e il grado di apprendimento, purchè le condizioni di bisogno non siano molto intense, quel caso si potrebbe verificare una caduta nel rendimento.

Nello studio dell’apprendimento si possono notare anche vari fenomeni.

L’abitudine – Il cane quando sente suonare il campanello produce una salivazione in quanto si è abituato al fatto che al suono del campanello segue la carne; si è creata un’abitudine, quindi una connessione più o meno stabile tra lo stimolo e la risposta.

L’estinzione – Accade però che se si continua a far suonare il campanello senza poi portare la carne, a poco a poco si ha una graduale diminuzione di tale risposta di salivazione, finchè essa non scompare o quasi: si è verificata così una estinzione.

Il recupero – Può accadere che la risposta riappaia a distanza di tempo se si ripresenta lo stimolo, si ha cioè  un recupero spontaneo della risposta precedente.

APPRENDIMENTO COMPLESSO

È una forma di apprendimento che implica l’intervento di fattori cognitivi per sviluppare le conoscenze di base. Tra le varie forme di apprendimento complesso si distinguono quello seriale e il labirinto.

– L’apprendimento seriale –

Il comportamento può essere considerato come una successione di abilità. Quando un ragazzo apprende un passo di ballo, o un topolino apprende il sentiero di un labirinto, non apprendono abitudini isolate che debbono essere ripetute, ma una successione di varie abilità.

Una situazione simile si ha nell’abilità verbale dell’uomo: nell’apprendere nuove parole, ad esempio “Forlimpopoli”, vengono saldate fra loro diverse abilità fonetiche componenti.
Se si prova a sdipanare l’alfabeto all’indietro ci si accorge che le concatenazioni “in-dietro” non sono così forti come quelle  in “avanti” che rappresenta un’abilità acquisita.

L’apprendimento seriale, che è la forma più semplice di apprendimento complesso, consiste in un concatenamento di risposte che per realizzarsi dipende dalla successione regolare degli stimoli.

Questo tipo di apprendimento viene in genere studiato sotto forma di memorizzazione verbale, con materiale più o meno significativo (liste di sillabe senza senso, lettere dell’alfabeto o numeri presentati in ordine diverso da quello consueto, oppure parole, figure geometriche, disegni). Il materiale viene presentato a un soggetto e dopo un esercizio di memorizzazione, gli viene richiesto di anticipare ogni elemento prima che compaia. L’apprendimento avviene mediante il cosiddetto “metodo delle anticipazioni”.

I principali fenomeni connessi all’apprendimento seriale sono:
gli errori compiuti dal soggetto nell’anticipare la lettera o la sillaba o la figura, e
la forma della curva costituita da tali errori, la cosiddetta curva seriale.
Questa curva indica che gli elementi iniziali e finali sono memorizzati più facilmente di tutti gli altri.
Espresso in termini di apprendimento scolastico si potrebbe dire che si impara più facilmente quello che costituisce la parte iniziale e finale di una lezione, in maniera più vaga la parte centrale o quasi.

Sull’apprendimento seriale agiscono vari fattori tra cui:

  • la durata dell’esercizio: quanto maggiore è la durata dell’esercizio, tanto maggiore è l’economia di tempo impiegato per riapprendere a distanza di tempo lo stesso materiale. Se si è studiato e ripetuto molto bene una lezione, a distanza di tempo basterà rileggere poche volte per ricordarsi di nuovo tutto.
  • l’esercizio distribuito (con lunghe pause, pezzo per pezzo) pare sia più efficace dell’esercizio concentrato o affrettato, ma ciò è soggettivo.

– Il labirinto –

Il labirinto rappresenta una classica situazione sperimentale per studiare il grado di apprendimento animale e umano, in cui fondamentale è l’orientamento spaziale, i fattori cognitivi e la motivazione.
Consiste in un percorso sufficientemente complicato da impedire al soggetto, che si trova al punto di partenza, di individuare subito la strada che gli permette di uscire e raggiungere una determinata meta.

LE MOTIVAZIONI

Il termine motivazione si riferisce a tre aspetti distinti di un fattore casuale (come fame, sete, curiosità…):

1. gli stati che mettono in moto il comportamento (MOTIVO)
2. il comportamento messo in moto da questi stati (COMPORTAMENTO STRUMENTALE)
3. gli obiettivi di questo comportamento volti a soddisfare o alleviare le condizioni motivanti (SODDISFAZIONE OBIETTIVO)

Ciascuno di questi tre aspetti può essere considerato come fase di un processo ciclico:

Motivazioni primitive e motivazioni elaborate

Lo sviluppo generale dell’organismo dipende dalla maturazione, dall’esercizio, dall’apprendimento. Da questi fattori dipendono anche le motivazioni.
Le motivazioni primitive sono quelle legate ai processi di maturazione: come la fame del neonato (motivazione innata). Ma il bambino impara, apprende determinati movimenti attivi atti ad ottenere il cibo. Osservando l’adulto e le sue abitudini alimentari, esse sono dovute da un lato a un bisogno fisiologico, dall’altro all’apprendimento delle condizioni e usanze sociali.
Quindi si può dire che non impariamo ad aver fame, ma impariamo a soddisfare la fame in modi diversi e tipici.
Le motivazioni primitive vengono influenzate dall’esperienza, dall’attività, dall’apprendimento; oppure non sono innate, ma inventate o acquisite dall’uomo stesso. Perciò si può affermare che in minima parte le motivazioni sono innate, per la maggior parte sono acquisite.

Le motivazioni primitive

Alle modificazioni dell’ambiente l’organismo risponde con le forme più semplici dei riflessi e dei tropismi.
I riflessi sono risposte innate e involontarie di una parte dell’organismo, provocate da un dato stimolo (ad esempio battendo con il martelletto sul ginocchio la gamba si muove).
I tropismi sono risposte innate ed involontarie di un intero organismo provocate e mantenute da agenti fisici o chimici esterni (ad esempio le farfalle attirate dalla luce).

– Gli istinti
L’istinto è un impulso interno, innato dell’organismo verso delle azioni che sono fondamentali per la vita (alimentazione, riproduzione).
È INNATO e perfetto, in quanto si manifesta senza prove o false partenze (negli animali questo avviene normalmente, anche se l’animale non ha mai visto compiersi l’azione).
È IGNORANTE DEL FINE, avviene automaticamente (l’animale è indifferente, non tiene conto delle alterazioni naturali o provocate dell’ambiente. Compie l’atto anche se è inutile e assurdo).
È RIGIDO, STABILE, poichè è automatico è fisso (gli animali superiori, quindi con un apprendimento e una conoscenza dei risultati, si adattano alle modificazioni esterne.
È SPECIFICO di ogni specie animale (ereditario), da ciò si ha il riconoscimento della specie già dai prodotti dei suoi istinti.

Gli istinti nell’uomo: un tempo il termine istinto veniva molto spesso utilizzato per definire un certo modo di comportarsi dell’individuo (istinto di conservazione, di pudore, di proprietà,…).
Nel comportamento umano è impossibile trovare un istinto allo stato puro, originale, naturale, infatti risulta influenzato, rivestito da altri fattori come l’intelligenza, l’esperienza e la società. Si possono trovare in tutte le attività dell’uomo: nel movimento, nel voler essere informati, attività che non sono indispensabili, ma necessarie.
Al contrario degli animali, nell’uomo i comportamenti non sono rigidi, stereotipati, nè specifici, ma variano da soggetto a soggetto, e nello stesso soggetto da momento a momento.

– L’impronta
L’impronta è un modello di comportamento acquisito subito dopo la nascita, seguendo il primo stimolo in movimento. In genere la prima impronta è data dalla madre, ma gli studi di KONRAD LORENZ sugli anatroccoli e il loro linguaggio, hanno dimostrato che l’impronta  (imprinting) può essere data da qualsiasi stimolo in movimento alla nascita (non solo da un essere vivente, ma anche da una palla o una scatola tirata da un filo). Lorenz ha poi osservato che questi animali da adulti esibiscono il tipico cerimoniale del corteggiamento nei riguardi dell’individuo o dell’oggetto da cui hanno ricevuto l’impronta.

L’impronta nell’uomo: le prime esperienze sia negli animali che nell’uomo hanno un profondo effetto sul loro comportamento adulto. I primi contatti sociali stabiliscono il carattere del comportamento sociale che si avrà nella vita adulta: questo è il fenomeno dell’ “impronta”.
Si ritiene che il feto riceva una prima impronta dal battito cardiaco della madre; il bambino durante i primi 6-8 mesi di vita riceve l’impronta da chi si prende cura di lui, dalle attenzioni che riceve.

Testo di riferimento: Psicologia di Mario Farnè, Giuliana Giovanelli – Signorelli, Milano 1970

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