Charlie Parker detto Bird, sassofonista e compositore statunitense di musica jazz, è stato uno dei fondatori (per alcuni, il vero e proprio padre) del movimento musicale chiamato bebop, e uno dei suoi più importanti esponenti.
Già a vent’anni Parker aveva cominciato a sviluppare un suo personalissimo stile che, partendo da radici swing e blues, apporta alla musica afro-americana un originale sviluppo improvvisativo caratterizzato da ardite sostituzioni armoniche e da una maggiore attenzione per il ritmo. Questo stile influenzerà molti musicisti dell’epoca diventando un vero e proprio linguaggio che verrà in seguito chiamato Bebop.

«Non riuscivo più a sopportare le armonie stereotipate che allora venivano continuamente impiegate da tutti. Continuavo a pensare che doveva esserci qualche cosa di diverso. A volte riuscivo a sentire qualcosa, ma non ero in grado di suonarlo… Si quella notte improvvisai a lungo su Cherokee. Mentre lo facevo mi accorsi che impiegando come linea melodica gli intervalli più alti degli accordi, mettendovi sotto armonie nuove, abbastanza affini, stavo suonando improvvisamente ciò che per tutto quel tempo avevo sentito dentro di me. Rinacqui a nuova vita.»

Charlie Parker

Un virtuoso del proprio strumento, Parker suonava con una tecnica che pochi sono riusciti ad eguagliare, ed ha contribuito enormemente alla fortuna del sassofono contralto, spingendo sempre più appassionati verso questo strumento.


I’ve Got Rhythm – Charlie Parker

Il bebop (o bop) è uno stile di jazz che si sviluppa negli anni quaranta, nasce dalle jam session che si tenevano a tarda ora ad Harlem ed era praticato soprattutto da musicisti giovani, appena giunti sulla scena jazz di New York. Il nuovo stile chiamato dapprima rebop, poi bebop o semplicemente bop, dal suono di due note che venivano usate talvolta come “segnale” per terminare un brano, ma che qui ricorrono molto spesso, è caratterizzato da tempi molto veloci e da elaborazioni armoniche innovative.
I brani si sviluppano sulla base di una melodia appenna accennata e lascia spazio a improvvisazioni sempre molto estese che rappresentano il fulcro dell’esibizione stessa. Questa pratica permetteva di risparmiare sui diritti d’autore (che non si applicano alle progressioni armoniche ma alle melodie ed ai testi). Elaborare giri armonici preesistenti permetteva inoltre di semplificare il lavoro di composizione e di improvvisazione, fornendo ai musicisti un substrato a loro ben noto e familiare su cui creare.
La formazione tipica del bop ridotta a pochi elementi (il cosiddetto combo), consentiva di suonare senza arrangiamenti scritti, basandosi solo su un canovaccio armonico e sviluppando l’interplay, ovvero la capacità di interazione estemporanea tra musicisti. Inoltre, ideologicamente, la scelta di una formazione piccola si contrapponeva alle big bands dei bianchi e, a fini pratici, permetteva di suonare in locali piccoli e con cachet ridotti.

Il bebop considerato un tempo solo l’espressione artistica di una minoranza rivoluzionaria all’interno della comunità afroamericana, continua a oltre cinquant’anni dalla nascita a essere studiata e ad influenzare la musica americana.

Charlie Parker fu un personaggio dalla vita tormentata, segnata dalla dipendenza dalla droga e dall’alcol, spesso in difficoltà economiche, una situazione tipica risultante dalle forti connessioni tra l’abuso di droga e la scena jazz dell’epoca.
Egli finì, insieme a pochi altri, per personificare uno stile di vita e un atteggiamento ribelle in cui si riconobbero coloro che si identificavano come “hipster”, in maggioranza giovani. Il successo del nuovo genere finì per richiamare l’attenzione e l’ammirazione di un pubblico intellettuale, in particolar modo molti esponenti del movimento letterario beatnik, termine denigratorio usato per riferirsi ai beats, ovvero ai membri della Beat Generation.

Hipster è un neologismo creato negli anni ’40 per descrivere i giovani di razza bianca appassionati di jazz e bebop, che cercano di imitare lo stile di vita dei musicisti jazz afroamericani.

La parola beatnik è stata inventata dal giornalista Herb Caen, del San Francisco Chronicle, in un suo articolo del 1958, come unione delle parole beat e Sputnik nome del satellite artificiale sovietico, il primo ad essere in orbita intorno alla Terra. Coen voleva in tal modo sottolineare sia la distanza dei beat dalla società statunitense corrente, sia quella che si riteneva loro, una vicinanza alle idee comuniste avendo messo in discussione i canoni tradizionali di “rispettabilità”, ribellandosi al conformismo alienante della società dei consumi, al segregazionismo e alla disperazione del proletariato bianco agricolo.