USA-CINA
Il presidente USA Richard Nixon aveva il desiderio di migliorare le relazioni con Pechino per controbilanciare l’URSS, il riavvicinamento tra i due Paesi avvenne in maniera graduale e le relazioni più stabili portarono a un disgelo nei rapporti con la Cina di Mao e la Russia di Brežnev.
Nel 1971 la Repubblica Popolare cinese ottenne il seggio permanente all’ONU, precedentemente occupato da Taiwan, riconoscendola come unico governo legittimo della Cina. Nel 1972 avvenne lo storico incontro tra il leader della Cina comunista Mao Tse-tung e Richard Nixon.
Alla morte di Mao Tse-tung (1976) seguì una lotta per il controllo del potere che alla fine fu vinta dai riformatori, guidati da Deng Xiaoping, che riorganizzò l’economia cinese introducendo riforme economiche in stile capitalista che determinò negli anni 80 un boom economico, inaspettato quanto eccezionale.
COLPO DI STATO IN CILE
L’11 settembre 1973 un colpo di Stato spazza via il Governo di sinistra guidato da Salvador Allende, che morì nel corso dell’attacco al Palazzo Presidenziale, venne sostituito da una giunta militare capeggiata dal generale Augusto Pinochet. La società cilena era da tempo afflitta da difficoltà economiche quando Salvador Allende diventò Presidente nel 1970, durante il suo incarico egli perseguì una politica che chiamava “La vía cilena al socialismo“. Mise in atto una riforma del sistema sanitario, proseguì quella già avviata riguardo al sistema scolastico, alla distribuzione gratuita di latte per i bambini, tentò una riforma agraria e completò la nazionalizzazione di determinate grandi imprese, soprattutto quella del rame, espropriando senza ricompensare le compagnie statunitensi che possedevano le miniere.
Il golpe cileno è considerato uno degli eventi simbolo della Guerra Fredda, una guerra tra servizi segreti che ha avuto effetti sconvolgenti sulla vita di milioni di persone.
IL COMPROMESSO STORICO
In Italia sulla scia di questi avvenimenti destabilizzanti, forti cambiamenti sono in atto, anche nel Partito Comunista. Il leader Enrico Berlinguer ha la precisa volontà di fare del suo partito una forza della società occidentale, puntando su governi di solidarietà nazionale, aperti al dialogo tra le forze politiche. In questo senso nel 1973 lancia la proposta politica del Compromesso Storico, una grande alleanza strategica tra DC, PCI e PSI (Democrazia Cristiana-Partito Comunista Italiano-Partito Socialista Italiano), i tre maggiori partiti italiani.
Enrico Berlinguer e il presidente democristiano Aldo Moro, sono i principali promotori dell’opera di riavvicinamento tra le rispettive (ed opposte) forze politiche. Il PCI nel 1976 ottenne ampi consensi elettorali, anche per la determinatezza con cui il suo leader Enrico Berlinguer, prese le distanze dal Comunismo sovietico.
Berlinguer fu convinto fautore di un nuovo comunismo indipendente dall’URSS, un progetto politico-ideologico di collaborazione tra i partiti comunisti occidentali basato su un marxismo intermedio tra leninismo e socialismo, chiamato Eurocomunismo. Egli contava sulla NATO per mantenere l’autonomia da Mosca, ma fu un’apertura che non fu corrisposta sebbene fosse un sogno condiviso da tre partiti comunisti europei: quello italiano, quello francese e quello spagnolo.
Nel mondo forti tensioni tra Stati Uniti e Unione Sovietica tornarono a farsi sentire in conseguenza all’intervento militare russo in Afghanistan nel 1979, della Guerra Iran-Iraq nel 1980 e all’elezione a Presidente degli Stati Uniti di Ronald Reagan (1981), il quale attuò un programma di riarmo denominato “Guerre Stellari” riprendendo la corsa agli armamenti nucleari. Nel 1983, per alcune operazioni militari statunitensi che misero in allarme i leader sovietici e per una serie di incidenti, si verificò per la seconda volta dopo la crisi dei missili di Cuba, il serio pericolo di una guerra nucleare.