Il movimento Scout è nato nel 1907 in Inghilterra da un’idea di Sir Robert Baden-Powell, barone di Gilwell. Progetto rivolto solo ai maschi, nel 1910 fu seguito dal movimento parallelo femminile del Guidismo. Baden-Powell auspicava a una dimensione internazionale dello scoutismo attraverso l’uso di un linguaggio comune universale, l’esperanto, aperto a tutti senza distinzione di origine, razza e fede religiosa. Il movimento è tuttora diffuso a livello mondiale.

Scopo dello scoutismo, fondato sul volontariato, è l’educazione dei giovani a un civismo responsabile mediante lo sviluppo delle proprie attitudini fisiche, morali, sociali e spirituali. Lo scout (che significa esploratore) segue un codice di comportamento non formale e un metodo educativo che si basa su l’imparare facendo. Attraverso l’attività all’aria aperta e in piccoli gruppi si acquisiscono competenze e capacità utili per affrontare con sicurezza la vita all’aperto, tecniche di sopravvivenza come la capacità di orientamento, di segnalazione, di pronto soccorso  che appartengono alla tradizione scout.

Il fine ultimo è di dare la possibilità ai giovani di diventare “buoni cittadini”, responsabilmente impegnati nella vita del loro paese e predisposti a essere futuri “cittadini del mondo” volenterosi di migliorare la propria società e sostenitori convinti della fratellanza tra i popoli.

L’esperanto è una lingua internazionale artificiale, sviluppata tra il 1872 e il 1887 dal medico polacco Ludwik Lejzer Zamenhof per favorire le relazioni e l’avvicinamento dei popoli. È la più conosciuta e utilizzata tra le lingue ausiliarie internazionali (LAI).

«Non ricordo quando, ma in ogni caso abbastanza presto, cominciai a rendermi conto che l’unica lingua [soddisfacente per il mondo intero] avrebbe dovuto essere neutra, non appartenente a nessuna delle nazioni ora esistenti…»
L.L. Zamenhof

Pubblicando nel 1887 l’Internacia lingvo, e firmando l’opera con lo pseudonimo “Doktoro Esperanto” (Dottor Sperante, che spera, che darà il nome alla lingua stessa), grazie alla sua semplicità ma soprattutto ai suoi ideali, la lingua internazionale cominciò a diffondersi in tutta Europa tra intellettuali e persone comuni, che diedero vita al Movimento esperantista.
La cultura originale esperantista ha prodotto e produce in tutte le arti: dalla poesia e la prosa fino al teatro e alla musica. La logica con cui è stata creata minimizza l’ambiguità, per cui si presta a essere usata in informatica, nel ramo della linguistica computazionale, per il riconoscimento automatico del linguaggio.
L’esperanto è stato ed è spesso protagonista di dibattiti riguardanti la cosiddetta democrazia linguistica. L’uso di questa lingua internazionale permetterebbe in un certo qual modo la salvaguardia dei diversi idiomi (lingua peculiare di una nazione), specie quelli “minori”, altrimenti condannati all’estinzione dalla forza delle lingue delle nazioni più forti.

A partire dagli anni Novanta nella CEE e attualmente nell’UE si discute per l’uso dell’esperanto negli organi europei, per risparmiare ingenti patrimoni in traduzione, diminuire l’ambiguità delle leggi europee e non favorire i legali o i cittadini di alcuni paesi discriminandone altri.
Vari studi hanno dimostrato che dopo lo studio di questa lingua, si apprende con maggior dimestichezza un’altra lingua straniera. Lo studio di due anni di esperanto nelle scuole come propedeutico a una lingua straniera viene detto “metodo Paderborn” dal nome dell’università tedesca che ha dimostrato la sua efficacia.

Dal mondo esperantista, riguardo al linguaggio dei segni utilizzato da e per le persone sorde per comunicare, vi è una proposta per unificare le varie lingue dei segni e crearne una internazionale: il signuno, lingua dei segni basata sulle radici lessicali dell’esperanto.
Da anni in occasione del tradizionale Urbi et orbi, il papa formula gli auguri di Natale e Pasqua in esperanto, come penultima lingua prima del latino.

Mi prenos vin kun mi” (ti prenderò con me) è una frase in esperanto scritta su di uno striscione nel video ufficiale della canzone Ti porto via con me di Lorenzo Jovanotti creata in collaborazione con Benny Benassi.
Il vento: rappresenta l’energia del cambiamento; l’uomo con un abito d’oro: è l’essere divino; una donna: è l’amore incondizionato; la bandiera dell’Italia: i colori, l’arte, la bellezza; un linguaggio universale amplificato: la musica, e…

Un desiderio invincibile / che lascia una scia / come astronave lanciata / a cercare una via / verso una nuova dimensione / un’illuminazione…
Un temporale elettronico / lava la polvere dai cuori…
Una cascata di bassi / che spingono il mondo / ad un nuovo mattino…
Muoio e rinasco più forte di prima
in questa parte di mondo / la strada comincia / Ti porto via con me“.

Incomincia un viaggio…