L’Aprilia è un’azienda veneta le cui origini risalgono all’immediato dopoguerra, quando Alberto Beggio nel 1945 fonda a Noale in provincia di Venezia, un’industria per la produzione di biciclette.

Nel 1968 è il figlio Ivano Beggio ad avviare i progetti dei primi ciclomotori Colibrì e Daniela, ai quali si affianca nel 1970 Scarabeo, un modello da fuoristrada.
Si registrano le prime vittorie significative nel campo delle competizioni con il titolo italiano Motocross conquistato nel 1977. Nei primi anni Ottanta viene ampliata la gamma dei modelli, dedicandosi anche ai settori del Trial, dell’Enduro e delle moto da strada, prodotte in varie cilindrate e si intensifica l’impegno sportivo: Aprilia vince nel mondiale di Trial, nel Motomondiale 250 e 125, ma anche nei Rally africani dopo l’accordo con l’austriaca Rotax per la fornitura di motori a quattro tempi fino a 600cc (cilindrata).
Nel 1993 nasce il modello più celebre, lo scooter Scarabeo 50, destinato a crescere in più cilindrate, fino a 500cc e tre anni dopo la produzione viene spostata nel nuovo stabilimento Aprilia nel vicino comune di Scorzè, mentre la sede rimane a Noale.

Nel 2000 vengono acquisiti i marchi Moto Laverda e Moto Guzzi, tra i più famosi nella storia del motociclismo italiano, e nel 2004 Aprilia viene a sua volta acquisita dal Gruppo Piaggio che controlla anche la Gilera e la spagnola Derbi. Da questa fusione è nato il quarto gruppo industriale più importante al mondo nel campo della fabbricazione delle 2 ruote.

La società Piaggio & C. viene quotata in Borsa. Ivano Beggio resta presidente onorario per un breve periodo, dal 2006 non riveste più alcun ruolo nell’azienda fondata dal padre. L’Aprilia nello stesso anno interrompe il lungo rapporto di collaborazione con la Rotax e inizia a progettare, sviluppare e produrre in proprio i motori che equipaggiano le moto di serie. Da quel momento tutte le moto prodotte sono, quindi, motorizzate con propulsori italiani al 100%, di tecnologia Piaggio.
Aprilia è tra i costruttori più vincenti di tutti i tempi, in quanto detiene 56 titoli mondiali conquistati nei vari campionati da diversi piloti.

MOTO LAVERDA

La Moto Laverda è una casa motociclistica italiana fondata a Breganze in provincia di Vicenza nel 1949. Acquisita dall’Aprilia e quindi dal Gruppo Piaggio, La Moto Laverda attualmente non è operativa.

Tutto comincia con Pietro Laverda che nel 1873 apre la sua prima bottega artigiana per la produzione di attrezzi e macchinari agricoli, viene insignito dell’onorificenza di Ordine al merito del lavoro nel 1912 dal Re d’Italia.
Nel 1932 diventa Ditta Pietro Laverda Sas e viene affidata ai giovani nipoti il cui impegno e determinazione consentono all’azienda di famiglia di superare le due Guerre mondiali e le crisi economiche che ne conseguono, mantenendola ben salda e i suoi prodotti sempre all’avanguardia.

Nel secondo Dopoguerra è proprio la crisi e la grande richiesta di veicoli per il trasporto personale a convincere Francesco Laverda ad accostare nel 1947 la produzione di motocicli adatti alle esigenze dell’epoca.
Nei ritagli di tempo libero Francesco in coppia con il tecnico Luciano Zen, si dedica al lavoro di progettazione e sviluppo arrivando a costruire un prototipo funzionante: una motoleggera con motore a 4 tempi che risponde pienamente alle qualità di economia costruttiva e di gestione, prefigurate dall’ideatore.

Nel 1949 viene fondata la “S.A.S Dottor Francesco Laverda & Fratelli“, fabbrica di motociclette, marchio che nei decenni successivi conoscerà un grande successo.
L’anno successivo viene presentato il primo modello: il Laverda 75, che viene prodotto nello stesso anno in 11 esemplari, e gareggia su svariati circuiti cittadini. Dal 1951 con 4 moto di serie in versione sport partecipa ufficialmente e con successo alla Milano Taranto.
Prende il via la produzione della 100cc che insieme alla 75cc partecipa con esito favorevole al Motogiro d’Italia del 1954, che tre anni dopo verrà abolito insieme alla Milano-Taranto e ad altre corse su strada a causa del grave incidente avvenuto a Guidizzolo durante la Mille Miglia del 1957.

Nell’arco degli anni Laverda arriva a monopolizzare le categorie delle piccole cilindrate.
Nel 1958 vengono presentati 4 nuovi modelli, e nel 1961 la 200 Twin registra un buon successo e viene esportata anche in America.
Nel 1964 è tempo dello scooter, piccolo ed economico, di cui una versione 60cc è destinata al mercato Inglese. L’anno successivo al Motosalone di Milano viene presentata una moto 125cc dalla quale nasceranno 4 versioni: Sport, Trail, America e Regolarità Corsa.

Nel 1964 Massimo Laverda, figlio del fondatore Francesco, imprime una svolta importante alla gamma del marchio di Breganze, spingendo la produzione dell’azienda verso moto di cilindrata più alta:  la Laverda 650 cc del 1966, seguita l’anno successivo dalla 750 cc che otterrà un notevole successo commerciale.
All’inizio degli anni Settanta, anticipando la tendenza futura, nasce una serie di maximoto di cilindrata 1000 cm³ o 1200 cm³ che giungerà fino alla fine degli anni Ottanta: moto robuste, ma pesanti da condurre, con prestazioni inizialmente molto performanti.
È il 1973 quando si celebrano i 100 anni di vita dell’azienda e la Ditta Laverda è il maggiore produttore italiano di macchine da raccolto e uno dei maggiori al mondo.

Nel 1978 viene istituito un trofeo monomarca di 6 prove su varie piste, molto apprezzato e si disputa con molta partecipazione per 4 anni fino al 1981.

Nell’ottobre 1993 nasce la I.Mo.La. SpA (International MOto LAverda), che vede impegnate, in tempi diversi, tre famiglie imprenditoriali venete in tre settori diversi: Paolo e Valentino Brazzale settore alimentare, Nadir e Roberto Spezzapria titolari della Forgital settore meccanico, e Francesco Tognon promotore dell’iniziativa settore abbigliamento. Abbandonata la sede storica la produzione viene riavviata in un piccolo opificio di 5.000 m², sito nel comune di Zanè, mantenendo a Breganze solo la sezione ricambi.
Nei primi due anni le nuove moto vengono vendute esclusivamente sui mercati esteri, tornando alla distribuzione sul mercato italiano nel 1995 con un fatturato miliardario in ascesa.
Sono del 1998 modelli come la Ghost e la Ghost Strike, affiancati da un più evoluto motore 750cc raffreddato a liquido, a cui si aggiungeranno le versioni di 650cc ancor più esclusive, come la “Legend” la “Cafè racer” e la “Black strike“, oltre al modello più stradale “Formula“, il più sportivo in tutta la gamma che parteciperà anche a qualche gara in Inghilterra nella Superstock (categoria motociclistica di moto da corsa derivate da modelli prodotti in serie) con il team Alto Performance Racing.
Nonostante la componentistica di altissimo livello, si verifica una nuova chiusura della produzione, schiacciata da quella nipponica e da quella sempre più emergente della Ducati.

La Moto Laverda viene acquisita dall’Aprilia nel 2000, anno della presentazione della Lynx 650 con motore di derivazione Suzuki SV 650, modello che non è mai entrato in produzione ma può essere considerato l’antenato dell’Aprilia Shiver 750.
Al Motorshow 2002 viene presentata la SFC1000 dotata del motore bicilindrico a V di Aprilia, che l’anno successivo viene ripresentata in versione definitiva al Salone di Milano. Pronta per entrare in produzione in una prestigiosa serie limitata prima e in una serie più economica poi, il Gruppo Aprilia nel 2004 si trova in seria difficoltà finanziaria e viene ceduto al gruppo Piaggio che blocca la messa in produzione del modello.

Negli ultimi anni Laverda commercializza una serie di scooter e quad di importazione. Massimo Laverda, uomo fondamentale per il marchio e per i suoi successi muore nel 2005 per arresto cardiaco. L’anno successivo segna la fine della produzione di motociclette Laverda, lo storico marchio rimane in mano al Gruppo Piaggio.

MOTO GUZZI

Moto Guzzi nasce dall’idea di tre aviatori reduci dalla Prima guerra mondiale: Carlo Guzzi, Giorgio Parodi e Giovanni Ravelli. Nel 1921 viene fondata a Genova la “Società Anonima Moto Guzzi” e viene scelto come simbolo del marchio un’aquila in memoria dell’amico Ravelli deceduto nel 1919 durante un volo di collaudo.

L’idea prende forma a Mandello Tonzanico (poi divenuto Mandello del Lario), sede della produzione, già nell’anno della fondazione con 17 motociclette modello “Normale” di 8 CV di potenza. È il primo modello di serie della Moto Guzzi che, nello stesso anno esordisce nelle competizioni partecipando al Campionato Motociclistico Italiano su Strada.
La marca Guzzi si afferma partecipando al Campionato Europeo svoltosi dal 1924 al 1948, che dal 1949 prende il nome di “Campionato mondiale di velocità”, ovvero l’odierno “Motomondiale“.

L’abilità di Carlo Guzzi si esprime nelle sue invenzioni destinate a far storia, come il telaio elastico con sospensione posteriore progettato con il fratello Giuseppe nel 1927, che andrà a soppiantare il telaio completamente rigido (come quello delle biciclette) dei motocicli del tempo.
Per sperimentarne l’efficienza Giuseppe Guzzi guida un nuovo modello, la G.T. in un raid sino a Capo Nord. L’aver raggiunto il circolo polare artico con le strade e le moto dell’epoca, venne considerata un’impresa sensazionale tanto da avere eco in tutta Europa, e Capo Nord diviene un’importante meta motocicloturistica.
Grazie al successo dell’impresa la G.T. poté fregiarsi meritatamente del nome Norge, in onore del dirigibile Norge costruito in Italia da Umberto Nobile che in qualità di comandante partecipò alla spedizione novergese del 1926 con a capo Roald Amundsen, diventando il primo dirigibile a sorvolare il Polo Nord.
Altri trionfi arrivano nel 1935 e nel 1937 nella prestigiosa gara internazionale Tourist Trophy con il pilota Stanley Woods.

Dopo la Seconda guerra mondiale che la vede impegnata quasi totalmente sul mercato militare, la società nel 1946 diventa Moto Guzzi S.p.A. e produce moto economiche, leggere ma robuste.
Alla ripresa delle competizioni, nel 1949 Bruno Ruffo su Moto Guzzi 250 è il primo Campione del Mondo del neonato Campionato Mondiale di motociclismo.
Nei primi anni Cinquanta si aggiungono moto grandi e potenti di 500 cm³ di cilindrata che rappresenteranno per un lungo tempo il sogno dei motociclisti italiani.

È il 1950 quando nella storica sede di Mandello viene costruita una Galleria del Vento tuttora esistente e funzionante, che consentì di introdurre le prime modifiche dal punto di vista aerodinamico sulle moto da competizione. Viene proposta inoltre l’iniziativa Moto Guzzi Garage, dedicata alla customizzazione (personalizzazione) della propria motocicletta.
Lo stesso anno arriva sul mercato il primo scooter a ruote alte della storia.

Nel 1955 muore Giorgio Parodi, mentre contemporaneamente nasce la Moto Guzzi 8 cilindri di 500 cm³, per opera della triade Giulio Cesare Carcano, Enrico Cantoni e Umberto Todero della squadra corse. Un motore potente che si rivelerà col tempo vincente.
È il 1964 quando Carlo Guzzi muore. Con la diffusione delle automobili il mercato delle moto entra in una crisi profonda. Per cercare un’uscita dalla situazione nel 1965 l’ingegner Carcano progetta il motore bicilindrico a V di 90°, divenuto poi nel tempo icona della Moto Guzzi al pari dell’Aquila, e ancor oggi costantemente aggiornato e utilizzato.

Nel 1967 la gestione della Moto Guzzi passa di mano, e nuovamente nel 1973, anno in cui la società viene acquisita dal gruppo De Tomaso Industries Inc., proprietario anche della Benelli. Alla direzione della costruzione è Alejandro De Tomaso, imprenditore argentino di origini italiane. La produzione della Moto Guzzi si distingue in due linee: modelli turistici, tra cui la California (1974) famosa in tutto il mondo, e moto da prestazioni di più alto livello come Le Mans, Daytona e Centauro.

Avviene quindi la fusione della Moto Guzzi e della Benelli nel 1988 diventando la nuova Guzzi-Benelli Moto (G.B.M. SpA) che guadagna consenso per le innovazioni tecniche all’avanguardia. Ma i problemi economici tornano a farsi sentire e bloccano il processo di crescita avviato. Tornata in attivo, nel 1996 la Guzzi-Benelli Moto S.p.A torna al vecchio nome di Moto Guzzi S.p.A.

Con il nuovo millennio è Ivano Beggio, proprietario dell’Aprilia, ad acquistare oltre alla Moto Laverda, anche la Moto Guzzi e lancia un programma di risanamento industriale. Nel 2004 l’Aprilia è in forte crisi finanziaria che coinvolge anche la Moto Guzzi, così l’intero Gruppo Aprilia entra a far parte del Gruppo Piaggio.
Si ha quindi il rilancio della Moto Guzzi i cui primi risultati arrivano l’anno successivo, quando al Salone di Milano del 2005 vengono presentati modelli con un’elevata innovazione tecnologica. Moto Guzzi è la prima casa motociclistica ad avere in produzione solo modelli omologati Euro 3.

Il 2006 segna finalmente e clamorosamente il ritorno della Guzzi nelle competizioni internazionali con il pilota Gianfranco Guareschi sul circuito di Daytona in Florida, un successo che si ripete nel 2007.
Nel luglio 2006 si ripete anche il raid a Capo Nord compiuto da Giuseppe Guzzi nel 1928, rilanciando in grande stile il nuovo modello Norge 1200 nel settore del granturismo.
Lo storico marchio dell’Aquila intende mantenere vivo il legame con la sua storia, e riafferma il suo legame con il territorio italiano evitando le ormai generalizzate delocalizzazioni produttive che snaturerebbero le sue stesse radici.

La politica di rinnovamento prosegue, nella gamma delle Moto Guzzi del 2007 viene introdotta una lunga serie di novità premiata da una crescita costante delle moto vendute all’estero. Nel 2008 si comincia a produrre di serie la nuova Stelvio che raccoglie buoni consensi e viene adottata come mezzo dalla Polizia di Berlino.

La Piaggio procede alla ristrutturazione della sede di Mandello alla fine del 2008, una decisione che preoccupa non poco i sindacati e il personale che viene trasferito alla sede Piaggio di Pontedera e alla sede Aprilia di Noale, si teme che la sede di Mandello perda peso e importanza strategica.

Nel 2010 viene presentata la Moto Guzzi Nevada Anniversario, per celebrare i 90 anni della casa.
Nel 2015 si ripropone l’iniziativa Moto Guzzi Garage, dedicata alla customizzazione della propria motocicletta.

Per celebrare il 95º anniversario del marchio Guzzi, tra i più antichi in Europa e dal motore inconfondibile, viene organizzato nel 2016 un Open House di tre giorni a Mandello del Lario, comune sulla sponda orientale lecchese del Lago di Como (detto anche Lario).
Durante l’evento è possibile visitare il Museo Moto Guzzi, aperto al pubblico nel cuore della storica fabbrica dove sono esposti la maggior parte dei modelli creati e non più in commercio, alcuni prototipi, e pezzi unici accanto ad esemplari fra i più celebrati al mondo. Inoltre sono presenti altri usi del motore a V Guzzi come quello nel settore aereo.

È un evento che ha attirato appassionati provenienti da tutto il mondo, che con la propria moto hanno reso Mandello una grande esposizione all’aperto del marchio dell’Aquila.

MOTO BENELLI

Teresa Boni Benelli rimasta vedova con sei figli, pensando al loro futuro nel 1911 decide di investire i propri averi assecondando la loro grande passione per la meccanica. Aprono quindi una piccola officina nel centro storico di Pesaro nelle Marche, dove sono soprattutto i due fratelli maggiori, Giuseppe e Giovanni ad effettuare riparazioni e a realizzare artigianalmente pezzi di ricambio.

A causa di un violento terremoto che rende inagibile l’officina, nel 1916 la fabbrica si sposta in periferia vicino alla Molaroni, la prima azienda motociclistica pesarese le cui officine, una volta cessata la produzione nel 1933, saranno acquistate dalla Benelli.

Durante il primo conflitto mondiale arrivano numerose commesse e l’officina comincia a rendere. Ma i fratelli Benelli hanno un sogno da realizzare, quello di costruire un motore tutto loro, e otto anni dopo impiegando il tempo libero riescono a realizzare un due tempi di 75cc montato su un telaio di bicicletta che si rivela strutturalmente inadatto.

La prima motocicletta Benelli viene presentata nel 1921 alla III Esposizione del Motociclo di Milano: è il Velomotore, con motore maggiorato a 98cc a 2 tempi a cui seguirà la versione 125cc.

Nel 1923 con un Velomotore 147cc il più giovane dei fratelli, Tonino Benelli comincia a gareggiare e quattro anni dopo sarà campione d’Italia per ben quattro volte con la Benelli 175cc 4 tempi con distribuzione a “cascata” d’ingranaggi e albero a camme in testa. È uno dei tanti brevetti del fratello Giuseppe, ed è considerato il “marchio di fabbrica” della casa di Pesaro. Ha così inizio il successo commerciale e sportivo della Benelli, che si protrarrà fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
Nel 1935 viene abolita la classe 175 e la Benelli introduce due nuove cilindrate: “250” e “500”.

Durante la guerra l’azienda si dedica esclusivamente alla fornitura di mezzi di trasporto a due o tre ruote ad uso militare. Tonino a causa di un grave incidente, nel 1932 deve rinunciare alla sua carriera di pilota; dopo aver rischiato la vita tante volte, muore tre anni dopo in un banale incidente stradale a soli a 35 anni.

Altre evoluzioni significative caratterizzano le moto Benelli, che risultano vittoriose conquistando nuovamente il Titolo Europeo e il Tourist Trophy. Nel 1950 il pilota cesenate Dario Ambrosini conquista il titolo mondiale classe 250.

Nel secondo dopoguerra purtroppo l’azienda è ridotta a un cumulo di macerie. Per finanziare la ricostruzione Filippo, il terzogenito dei Benelli, ha un’idea, quella di acquistare un migliaio di motociclette confiscate o abbandonate dagli Alleati finita la guerra e raccolte nei campi A.R.A.R. (Azienda Rilievo Alienazione Residuati) per poi riconvertirle a uso civile.

I tempi stanno cambiando e gravi contrasti emergono tra i fratelli riguardo le strategie future. Giuseppe Benelli esce quindi dalla società per fondare nel 1946 una casa automobilistica: la BBC in società con Pietro Beretta titolare della Fabbrica d’Armi di famiglia alla ricerca di nuovi sbocchi produttivi, e con Guglielmo Castelbarco Albani disposto a finanziare l’impresa di costruire automobili utilitarie. In tutto vengono creati tre prototipi ma non se ne fa nulla, l’iniziativa non decolla e Giuseppe ritorna a produrre motociclette con il marchio MotoBi.

Nel frattempo la gestione della Società di famiglia è passata al secondogenito Giovanni, artefice del rilancio del marchio Benelli con una nuova motocicletta leggera, affidabile ed economica. Nasce così il modello Letizia, antesignana del modello più famoso della Benelli: il Leoncino, che diverrà uno dei miti della Benelli protagonista delle corse su strada come la Milano-Taranto.

Nel 1957 Giuseppe Benelli muore e gli succedono i figli Luigi e Marco. Nei primi anni Sessanta per la profonda crisi che coglie la produzione motociclistica a vantaggio di quella dell’automobile, Benelli e MotoBi si riuniscono mantenendo attivi entrambi i marchi. Nuovi modelli hanno grande successo salvando temporaneamente i bilanci con le esportazioni negli USA.

Nel 1972 la Casa pesarese viene acquisita da Alejandro De Tomaso, imprenditore argentino con un passato da pilota automobilistico  e proprietario della Automobili De Tomaso di Modena produttrice di autovetture stradali e da competizione. In quegli anni molte sono le aziende italiane in crisi, che per evitare la chiusura confluiscono nella GEPI, e De Tomaso si trova a controllare oltre a Benelli anche Moto Guzzi e grandi marchi storici dell’auto come: Ghia e Vignale fondati a Torino, che poi verranno ceduti alla Ford, Maserati fondata a Modena e Innocenti a Milano che passeranno alla Fiat.

La fusione con Moto Guzzi nel 1988 dà alla Benelli il colpo finale, l’attività produttiva si riduce ai minimi termini e la maggior parte degli operai risulta in cassa integrazione.

L’azienda viene quindi ceduta nel 1989 al pesarese Giancarlo Selci, fondatore della Biesse, uno dei maggiori gruppi industriali al mondo per la produzione di macchine per la lavorazione del legno, vetro e pietra, che ne garantisce la sopravvivenza. Ma il rilancio stenta a decollare.

A rilevare la Benelli questa volta è il giovane Andrea Merloni di Fabriano, di soli 28 anni, rampollo della nota dinastia marchigiana di elettrodomestici e appassionato motociclista. È il 1995 e per rilanciare il noto marchio si avvale di giovani e dinamici progettisti e designer,  produce una serie di scooter e maximoto e organizza una rete di vendita e assistenza, trasformando la Società in S.p.a..
Vengono introdotte interessanti innovazioni tecnologiche che prendono spunto da quelle aeronautiche, come nella nuova Tornado Tre 900, una moto sportiva creata con l’obiettivo di riportare le moto Benelli nel mondo delle competizioni. Nel 2001 il marchio torna infatti a partecipare al Campionato mondiale Superbike con l’australiano Peter Goddard che pilota e aiuta lo sviluppo della moto.
Ma i forti investimenti non sono compensati dalle vendite e anche Andrea Merloni decide di fermarsi.

Ad acquisire la Benelli nel 2005 è il gruppo Qianjiang, una società cinese costruttrice di piccoli motocicli e motori che decide di mantenere l’attività produttiva e ingegneristica a Pesaro.
La produzione di moto riparte quasi immediatamente, spaziando anche nel settore dei fuoristrada. Al Salone di Milano del 2006 la Casa pesarese presenta la BX nella versione Cross, declinata poi anche nelle versioni Enduro e Motard.
Il progetto marchiato Benelli, è in realtà frutto dell’esperienza dei fratelli Vertemati, la cui azienda fondata nel 1993 a Ronco Briantino in provincia di Monza e Brianza per vicissitudini societarie è fallita nel 2004. Quella creata per il costruttore pesarese è una moto innovativa, ma i prototipi definitivi nelle tre versioni non giungono mai alla produzione di serie. Nello stesso anno viene presentata la DUE, ma anche questo progetto viene messo da parte per la crisi che investe la Benelli di quegli anni.

Nel 2007 avviene il rilancio del Marchio sotto proprietà cinese ampliando la gamma degli scooter fino al 2015, per concentrarsi poi sulla produzione di moto di media e piccola cilindrata.
Nel 2011, in occasione del Centenario del Marchio, viene presentata la Century Racer e l’adesivo “100 Anni Benelli”, ma il bilancio dell’azienda negli anni successivi è in perdita. Nel 2016 la Benelli Q.J. è controllata dalla Geely Automobile proprietaria anche di vari marchi automobilistici fra cui spicca Volvo, che rilancia la Casa pesarese nel mondo delle competizioni aumentando le vendite sul mercato italiano ed internazionale.

Nello storico stabilimento delle “Officine Benelli”, ultimo esempio di archeologia industriale a Pesaro, sono oggi in esposizione permanente motociclette e motori della Benelli, MotoBi e Molaroni e altre moto marchigiane.
Il Museo Officine Benelli e il Progetto Culturale strettamente connesso sono gestiti dal Moto Club “Tonino Benelli” e dal Registro Storico Benelli, e raccontano la straordinaria storia dei sei fratelli attraverso fotografie e trofei delle varie epoche, in una ambientazione unica poichè proprio in quei locali sono state progettate e costruite le motociclette esposte.