Nel motociclismo sportivo si distinguono due tipologie principali: Velocità e Fuoristrada, e una tipologia Mista.
VELOCITÀ
Le competizioni avvengono su suoli compatti asfaltati, prevede diverse categorie e campionati, come:
• il Motomondiale suddiviso nei vari Gran Premi che si disputano in diversi circuiti mondiali. Le moto da gran premio sono prototipi, non sono disponibili sul mercato e non possono essere guidate sulle strade pubbliche.
Nel corso del tempo molte classi sono state soppresse; attualmente è diviso in tre categorie, in base alla cilindrata e al tipo di motore:
Moto3: fino a 250 cm³
Moto2: fino a 600 cm³
MotoGP: fino a 1000 cm³
Ciò la contraddistingue da altre categorie di corse motociclistiche che variano per cilindrata come:
• la Superbike, che utilizza invece versioni modificate di moto derivate dalla produzione di serie, ovvero dalle moto normalmente realizzate per la circolazione stradale.
• L’Endurance, termine utilizzato per designare delle competizioni di durata del motociclismo: esse si svolgono sulla distanza di più ore e la motocicletta è condivisa da più di un pilota.
• Il Tourist Trophy, corsa motociclistica che si corre in genere la prima settimana di giugno, sul circuito stradale dello Snaefell Mountain Course, circuito di 60,720 km (37,73 miglia) sull’isola di Man.
Nei primi anni del Novecento vi era una gara per automobili, ma questa venne poi trasferita in territorio britannico.
Il Motomondiale o Campionato mondiale di velocità venne istituito dalla “Federazione Internazionale dei Club Motociclistici”, al termine della stagione sportiva del 1948, rinominando il precedente Campionato motociclistico d’Europa, con l’intento di attirare case e piloti d’oltreoceano.
Iniziò con il Tourist Trophy sull’Isola di Man il 13 giugno 1949, e sin dal primo anno si misero in luce i piloti italiani. Non si può non citare i campioni:
Giacomo Agostini, il mitico pilota che ha conquistato il maggior numero di titoli iridati, vincendo 123 Gran Premi e riuscendo a guadagnare il podio in 163 delle 190 gare, valide per il titolo mondiale, alle quali ha partecipato;
Valentino Rossi, nove volte campione del mondo, è l’unico pilota nella storia del Motomondiale ad aver vinto il mondiale in quattro classi differenti, detiene inoltre il primato del numero di Gran Premi disputati consecutivamente nel mondiale di velocità.
FUORISTRADA
Le competizioni si disputano su suoli non compatti, come:
• il Motocross in cui i modelli utilizzati hanno soluzioni tecniche che permettono l’uso su percorsi sterrati a velocità sostenute e in presenza di salti o avvallamenti marcati;
• l’Enduro, fino agli anni Settanta denominato Regolarità, in cui si usano in genere moto da cross riadattate nel rispetto delle norme imposte dal codice della strada (hanno fari, indicatori di direzione, targa, terminale di scarico e pneumatici omologati). Il termine enduro deriva dall’inglese “endurance“, cioè “resistenza”, infatti tale disciplina si pratica principalmente su strade sterrate e mulattiere in qualsiasi condizioni di terreno e meteorologiche, richiedendo quindi ai piloti una notevole resistenza fisica;
• il Trial, che significa prova, in cui i modelli hanno come caratteristiche la leggerezza e l’agilità. Più che alla velocità sono pensati per permettere al pilota di provare a superare tutti gli ostacoli: sia naturali affrontati nelle prove outdoor, oppure artificiali specifici delle gare indoor;
• il Rally Dakar, le moto hanno determinate caratteristiche fisiche e soluzioni specifiche per partecipare a uno dei rally di automobilismo e motociclismo più famosi al mondo, precedentemente noto come Parigi-Dakar.
La Parigi-Dakar fu ideata da Thierry Sabine, un pilota automobilistico francese organizzatore di gare, appassionato di corse sul deserto che nel 1977 ebbe la disavventura di restare disperso in Libia durante una competizione tra Nizza e Abidjan, la città più popolosa ed ex capitale della Costa d’Avorio.
Sabine ebbe l’idea di organizzare una gara a tappe tra Europa e Africa, aperta a vari tipi di veicoli che si svolgesse per buona parte nel deserto. La prima edizione avvenne nel 1979, il percorso iniziava dalla capitale francese, attraversava diversi paesi africani e il deserto del Sahara, per terminare a Dakar, capitale e principale città del Senegal.
Era una competizione famosa per essere molto pericolosa, molti piloti hanno infatti perso la vita nel tentativo di compiere questa impresa e la stessa popolazione locale è stata spesso coinvolta in incidenti mortali.
Dopo l’annullamento dell’edizione 2008, proprio quando la gara era pronta a partire, a causa di serie minacce di attentati terroristici, dal 2009 la corsa ha spostato il suo percorso in Sudamerica, mantenendo comunque la denominazione di Dakar. Alla gara partecipano auto, moto, camion e quad, dotati di GPS e con le parti meccaniche rinforzate per sopportare il gran caldo e le sollecitazioni.
• Lo speedway, o dirt track, si corre su piste ovali con una lunghezza tra i 340 e i 420 metri, in genere in terra battuta. Le moto sono alimentate ad alcol metilico e sono prive di freni, del cambio e degli ammortizzatori posteriori, per cui i piloti devono far ricorso a tutta la loro abilità per controllare le sbandate e le derapate della moto in curva.
L’origine dello speedway è incerta. Pare sia nato nel Nuovo Galles del Sud, lo stato australiano con con capitale Sydney, nel secondo decennio del XX secolo; ma risulta che anche negli Stati Uniti intorno agli anni Trenta si effettuassero gare su piste sabbiose di lunghezza superiore al miglio.
Sport molto seguito in Gran Bretagna, nei Paesi scandinavi e in Polonia, è pure molto popolare in Australia, Nuova Zelanda, USA e in Canada.
In Italia venne importato da Adolfo Marama Toyo, un marinaio istriano, poi divenuto celebre pilota e progettista di motori, che aveva conosciuto la specialità durante i suoi viaggi in Australia. Egli organizzò le prime competizioni nello stadio Littorio di Trieste e nello stadio Moretti di Udine, durante la prima metà degli anni Trenta. Attualmente lo speedway si pratica principalmente nel Triveneto.
Esiste anche una variante: l’ice speedway che prevede competizioni sul ghiaccio.
• L’Hare scramble, è una gara motociclistica off-road in cui i piloti devono completare più giri sul percorso indicato, attraverso un terreno boscoso naturale o un altro tipo di terreno accidentato. Vince chi mantiene la massima velocità prestabilita per tutta la gara.
MISTO
Il Supermotard, si corre in circuiti nati per le gare di kart oppure su piste appositamente create, composte da circa il 30% di sterrato e il 70% asfalto. Questa disciplina viene praticata con moto da cross riviste nelle sospensioni e con gomme stradali.
Il regolamento e l’organizzazione delle diverse discipline sportive è di competenza della Federazione Internazionale Motociclistica (FIM) nata a Parigi nel 1904, a cui sono associate federazioni sportive motociclistiche di 6 diversi continenti (Europa, America del Nord, America del Sud, Africa, Asia e Oceania).
In Italia è la Federazione Motociclistica Italiana, più nota con la sigla FMI, a rappresentare e curare gli interessi generali del mondo delle motociclette; in special modo e sin dall’inizio per quanto riguarda il motociclismo sportivo, ma anche nel campo della produzione di serie, dell’educazione e della sicurezza stradale, del settore moto storiche e in quello del mototurismo.
FEDERAZIONE MOTOCICLISTICA ITALIANA
I primi movimenti in questo campo avvengono intorno al 1901 quando il Club Sportivo Ardire organizza il primo Campionato Toscano di ciclismo, formando anche una categoria per motocicli.
Nel 1903 nascono il Moto Club Como, il Moto Club Firenze e l’Unione Sportiva Leonessa d’Italia. Non essendo uniti nei criteri di svolgimento delle gare, i gruppi danno vita a una sorta di tornei molto diversi fra loro, e questo crea problemi per i partecipanti.
Il sodalizio nasce il 29 aprile 1911 come Moto Club d’Italia, allo scopo di “dare allo sport motociclistico un’organizzazione uniforme e un regolamento unico che ne disciplini tutte le manifestazioni”. Per celebrare la fondazione si organizza una competizione per motociclette sul circuito ellissoidale in terra battuta del “Trotter” (l’antico ippodromo milanese) che riesce a richiamare, secondo le cronache dell’epoca, oltre 5.000 spettatori.
Il giorno 8 ottobre dello stesso anno, il neonato Club dà il via al “1º Campionato Motociclistico Italiano” organizzando la gara di velocità.
Nel 1929, la sede federale del Moto Club d’Italia viene trasferita a Roma e quindi a Venezia. Ma nel 1946 l’assemblea dei soci riunitasi a Montecatini decide di mutare la denominazione in Federazione Motociclistica Italiana e di spostare la sede federale a Milano. Nel 1964 la sede viene nuovamente e definitivamente trasferita a Roma.
In tutto il territorio italiano sono presenti i Moto club affiliati alla Federazione Motociclistica Italiana, che la legislazione inserisce tra le “associazioni sportive dilettantistiche senza finalità di lucro”. Tra i loro compiti ancora oggi vi è quella di organizzare competizioni e motoraduni.
MOTOGIRO D’ITALIA
Su iniziativa della Federazione Motociclistica Italiana in collaborazione con il quotidiano bolognese Lo Stadio, nel 1953 prende il via la prima edizione del “Motogiro d’Italia“.
Va premesso che tale manifestazione affonda le sue radici nella tradizione europea delle corse su strada, che nel Belpaese ebbero inizio con il “Giro automobilistico d’Italia”, la cui prima edizione si disputò nel 1901. Sotto il nome di “Giro d’Italia in Automobile“ con partenza da Torino, la corsa attraversava le varie regioni italiane giungendo fino a Roma, con traguardo a Milano. L’impresa venne organizzata dall’Automobile Club di Torino in collaborazione con il Corriere della Sera e aveva principalmente lo scopo di propagandare l’automobile e invogliare i pochi italiani che potevano permettersela ad acquistarla e servirsene.
Il primo giro motociclistico della Penisola, denominato di “Circuito d’Italia”, venne invece organizzato nel 1914 dall’Unione Sportiva Milanese e dalla Gazzetta dello Sport.
Negli anni 50 del Novecento un forte stimolo venne dalla riconversione industriale che spinse molte aziende a cercare nuovi mercati nei quali impiegare le proprie competenze.
Assunto il nome di “Motogiro d’Italia” dunque, dal 1953 continuò a essere disputato fino al 1957, anno in cui vengono interrotte le competizioni su strada a causa del grave incidente occorso durante la Mille Miglia.
Ritorna nel 1967 sempre grazie alla Federazione Motociclistica italiana, e si disputa fino al 1969 non più come vera e propria competizione di velocità, ma con la formula di regolarità.
È il Moto club Terni che nel 1989 rilancia la manifestazione ottenendo successo e una consistente partecipazione che accresce negli anni.
Dal 2001 al 2007 le edizioni godono anche del supporto del main sponsor Ducati Motor, segnando la rinascita del Motogiro d’Italia.
Riproposta ogni anno, la manifestazione ospita il meglio della produzione italiana e partecipanti da tutto il mondo in particolare nella categoria rievocazione storica con moto originali d’epoca, e nella categoria turistica riproponendo molti percorsi dell’epoca.
Si è assistito così a un crescendo di partecipazione e di grande presenza di pubblico a ogni tappa, tornando ad essere uno degli eventi più rilevanti nel calendario degli >appassionati di motociclismo in tutto il mondo.
LA MILANO-TARANTO
È una corsa motociclistica di gran fondo su strada che si disputa in modo non continuativo a partire dal 1937. Nasce come prolungamento del Raid Nord-Sud, una gara motociclistica che ebbe inizio nel 1919, chiamata anche “Freccia del Sud”, il cui percorso di gara andava da Milano a Napoli, la quale venne sospesa nel 1926.
Ritornata nel 1932 con il nome di “Milano-Napoli”, per espresso volere del Duce al fine di alimentare la volontà e l’orgoglio fascista, viene chiamata anche “Coppa Mussolini”, ma il 1936 segna la sua ultima edizione.
Nel 1937 viene così accolto con entusiasmo il progetto del tarantino Mario D’Eintrona che con l’avallo di Ugo Leonardi, Presidente del Motoclub Italia e Console della Milizia nazionale della strada (quella che diventerà la Polizia stradale), apporta al percorso un prolungamento fino a Taranto. La corsa prende il nome di “Milano-Roma-Taranto”, e continua ad essere chiamata la “Coppa Mussolini”. Tra disagi di strade asfaltate e non, rotture e maltempo, i piloti devono coprire il percorso in una notte.
Nel 1940 l’imminente entrata in guerra dell’Italia porta alla sospensione delle successive edizioni fino al dopoguerra.
È il 1950 quando torna la corsa che viene chiamata semplicemente “MILANO-TARANTO”, contribuirà non poco a far dimenticare le bruttezze di una guerra finita solo pochi anni prima. L’ultima edizione è del 1956 perchè l’anno successivo pochi giorni prima della partenza, in seguito alla tragedia di Guidizzolo, la manifestazione viene annullata segnando la fine, in Italia, delle gare motoristiche di velocità su strada.
Trent’anni dopo torna la leggendaria “MILANO-TARANTO” con la rievocazione storica, ossia il proseguimento in chiave moderna della mitica sfida, una gara di regolarità a tappe che attraversa centri d’arte e paesaggi suggestivi alla quale partecipano uomini e donne che amano vivere l’avventura a cavallo della loro motocicletta.
Dal 1987 si celebra annualmente grazie all’interessamento di Franco Sabatini, presidente del «Moto Club Veteran di San Martino in Colle».