Uno dei temi centrali della politica prima della Repubblica e poi dell’Impero romano, fu la fornitura di grano (in latino annona) per garantire la prosperità e poter far fronte a straordinarie circostanze come guerre, cataclismi naturali, epidemie, crisi, ecc.. Una prerogativa necessaria per il mantenimento dell’ordine pubblico, specie in caso di carestia, che costituisce in ogni tempo causa di preoccupazione per i governanti.
L’annona, per i Romani era la raccolta annua di ogni genere di prodotti, in particolare del frumento, unita a quella quantità di grano che veniva acquistata a spese dello stato e deposta nei magazzini pubblici per dispensarla, in tempi di carestia, ai cittadini poveri a basso prezzo o gratuitamente. Furono anche dette annonae le razioni di grano o di farina distribuite ai soldati.
Tutte le città dell’antichità si preoccuparono di racchiudere tra le mura scorte di cereali in modo che non ne avesse a difettare, e nel far sì che il prezzo fosse mantenuto in una misura equa e normale da impiegare in tempi di assedi o di carestia..
Per l’approvvigionamento di Roma grandi navi scaricavano merci che provenivano dalle province, specialmente dalla Sicilia, dalla Sardegna, dall’Africa e dall’Egitto, dove furono istituiti grandi depositi sotto la vigilanza dei governatori. Il Nordafrica, in particolare, era considerato “il granaio dell’impero”.
Il termine annona, che prende il nome dalla dea Annona, è rimasto a indicare definitivamente la politica degli approvvigionamenti alimentari e l’insieme stesso delle derrate.
In Italia l’annona, il primitivo compito di assicurare gli approvvigionamenti ora assicurato dalle “leggi del mercato”, si è mutato in un controllo delle licenze commerciali, vigilanza sui prezzi e sulla qualità dei prodotti.
Durante periodi eccezionali, come il periodo di guerra, aveva assunto il delicato compito del tesseramento alimentare: un complesso sistema che assicurava una equa distribuzione dei beni alimentari ed altri beni di prima necessità, che alimentò però un fiorente mercato nero. Negli anni tra le due guerre la politica annonaria in Italia fu incentrata nell’ammasso dei cereali, affidato ai Consorzi agrari coordinati da Confindustria.
Era un’antica dea italica che personificava il raccolto dell’annata. Il suo nome, infatti, deriva da Annualis, derivativo di annus, che si verifica dunque ogni anno.
A differenza della dea Abbondanza, ella presiedeva ad una sola stagione rappresentando e garantendo il raccolto annuo delle messi, era preposta alla partizione del raccolto per la semina successiva e come granaio di riserva per le carestie. La sacralità della partizione obbligava i contadini, prima ancora che divenisse legge, a provvedere a tali bisogni.
La dea Annona veniva adorata insieme a Libera (Proserpina) e Liberalitas (simboleggiante la generosità e il buon animo dell’Imperatore), e a Copia e Abundantia, tutte dee delle messi.
Nelle più antiche rappresentazioni Annona appariva unita a Cerere, anzi, come ancella di quella dea a lei vicina con la cornucopia tra le braccia, poi rappresentata sola con il corno dell’abbondanza, dal modius o misura di grano (moggio) postole accanto, e da spighe.
Alla dea venivano dedicati riti propiziatori e di ringraziamento, equivalenti alla festa del raccolto.
Sesterzio di Nerone, nel retro Annona e Cerere.
Ceres o Cereris, nella Mitologia romana era una divinità materna della terra e della fertilità, nume tutelare dei raccolti, ma anche dea della nascita, poiché tutti i fiori, la frutta e gli esseri viventi erano ritenuti suoi doni, tant’è che si pensava avesse insegnato agli uomini la coltivazione dei campi. Per questo veniva solitamente rappresentata come una matrona severa e maestosa, nonché bella e affabile, con una corona di spighe sul capo, una fiaccola in una mano e un canestro ricolmo di grano e di frutta nell’altra.
Era identificata con la dea greca Demetrae in suo onore si celebravano le “Cerealia“, ogni 12 aprile, durante le quali venivano offerti frutta e miele e sacrificati buoi e maiali.
Dall’unione di Cerere con Giove nacque Proserpina (Persefone per i greci).
Cerere è legata anche al mondo dei morti attraverso il Caereris mundus, una fossa che veniva aperta soltanto in tre giorni particolari, il 24 agosto, il 5 ottobre e l’8 novembre. Questi giorni sono dies religiosi, vale a dire che ogni attività pubblica veniva sospesa perché l’apertura della fossa metteva idealmente in comunicazione il mondo dei vivi con quello sotterraneo dei morti.