Il Dada è un movimento culturale che si sviluppa a Zurigo, nella Svizzera neutrale dove si erano rifugiati artisti proveniente da tutta Europa, sul finire della Prima guerra mondiale (1914-1918). Il movimento di inclinazione sovversiva, rifiuta la guerra e il razionalismo con l’obiettivo di stravolgere le convenzioni e i valori borghesi.
«La gente si comporta come se nulla fosse accaduto. La carneficina continua e loro si giustificano con la ‘gloria europea’. Tentano di rendere possibile l’impossibile, di far passare il disprezzo dell’umanità, lo sfruttamento dell’anima come un trionfo dell’intelligenza europea. Non ci convinceranno a mangiare il pasticcio putrefatto di carne umana che ci offrono»
(Hugo Ball)
Dall’estetica cinematografica alle arti visive, alla politica, alla letteratura, al teatro, alla grafica, alla scultura, il Dada assume uno stile dissacratorio, una sorta di nichilismo artistico che vuol escludere la rigidità e il manierismo ottocentesco, a cui oppone ed enfatizza la stravaganza, la derisione e l’umorismo. Si è alla ricerca di una creatività libera utilizzando materiali e forme nuove, opere che ogni singolo individuo può interpretare a modo suo. Necessità assoluta è quella di ripartire con una nuova arte, non più sul piedistallo dei valori borghesi ma coincidente con la vita stessa e non separata da essa.
«Cercavamo un’arte elementare che curasse gli uomini dalla follia dell’epoca, un ordine nuovo che ribaltasse l’equilibrio tra il cielo e l’inferno »
(Jean Arp)
Lo stesso termine Dada non significa assolutamente nulla, va collocato sulla scia di quella casualità, illogicità che sono tratti peculiari dell’intero movimento dadaista.
Un movimento nuovo e rivoluzionario che porta all’estremo quello Futurista, il movimento d’avanguardia antecedente, verso cui bisticcia per il diverso atteggiamento nei confronti della guerra, ma con cui ha in comune molti elementi: la volontà di “rivoluzione tipografica”, l’uso massiccio dei mezzi di comunicazione e delle riviste, la commistione tra generi tradizionalmente separati. Le serate provocatorie e irriverenti al Cabaret Voltaire, fondato dal regista teatrale Hugo Ball, dove il dadaismo ebbe il suo esordio ufficiale nel 1916, non sono molto diverse dalle serate organizzate dai futuristi: in entrambe vi è l’intento di stupire con manifestazioni inusuali e provocatorie, così da proporre un’arte nuova e originale.
«Il dadaista inventava gli scherzi per togliere il sonno alla borghesia, il dadaista comunicava alla borghesia un senso di confusione e un brontolio distante e potente tanto che i suoi campanelli cominciavano a ronzare, le sue casseforti ad asciugarsi e i suoi amori scoppiavano in bollicine»
(Jean Arp)
Diffusosi ben presto in tutta Europa, il Dada però ebbe vita abbastanza breve, del resto la sua funzione principale era quella di distruggere una concezione oramai vecchia e desueta del pensiero e dell’arte; ma per poter diventare propositiva necessitava di evolvere, una trasformazione che avvenne tra il 1922 e il 1924, con il Surrealismo, un movimento che s’ispira alla teoria de L’interpretazione dei sogni di Freud, in cui il sogno e l’inconscio hanno un ruolo fondamentale.
La recente Street Art (arte da strada o arte urbana) e la Sticker Art (in cui il messaggio o l’immagine sono veicolati da un adesivo), praticate da artisti del calibro di Banksy e Adam Neate, riprendono in qualche modo i temi cari ai dadaisti, e li rilanciano con materiali, forme e grafiche consentite dall’evoluzione della tecnologia.