In quanti secondi siamo ormai capaci di liquidare decine di morti e centinaia di feriti, e di parlare d’altro. Questo secondo me è il nocciolo del problema.
Cioè, quanti secondi ci mettiamo oggi a digerire decine o centinaia di morti, per cominciare poi a buttarsi ciascuno nelle sue elucubrazioni politiche. Io credo che invece convenga continuare a riflettere sui morti e sui feriti perché credo siano l’unico contenuto della guerra, di quale regime sostituirà il regime precedente, di chi sarà il vincitore di turno, almeno per qualche istante, per qualche mese.
Non ci trovo grande fascino a discuterne, non mi interessa neanche molto. Quello che mi sembra importante è che incominciamo tutti quanti a cercare di pensare, di confrontarci per vedere se per caso tutto quello che abbiamo dato per scontato su questo argomento della guerra non sia suscettibile di essere rivisto, e non si riesca invece magari a disegnare altre alternative possibili.
«La pace non è un sogno, non è una scelta. È la scelta.
Non si dica che non ci sono le condizioni, quelle si trovano».
Le condizioni si trovano, la pace non è mai qualche cosa che si trova fin dall’inizio. Qualcuno ha detto giustamente che la pace non è mai pura, si trova nella decisione però, soltanto il dialogo può risolvere i problemi. Altrimenti c’è soltanto la logica militare.
Cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, Presidente CEI