…mi vien da tornare a quell’idea di «felicità normale» o quotidiana, che abbiamo detto: può essere che una persona si alzi al mattino felice di andare a costruire una scala nel cantiere edile dove lavora, che provi soddisfazione a misurare le altezze, a progettare il numero esatto dei gradini, la loro forma, l’angolatura, il decoro col quale s’innesteranno alla parete. Voglio dire, che se badiamo al tempo circoscritto della nostra giornata e alla nostra soddisfazione intima, si può essere felici tanto di fare il muratore tanto di fare l’ingegnere: dipende da come lo si fa e da quanto questo lavoro ci corrisponda, cioè sia consono a quel che siamo nel profondo della nostra natura.
Il lavoro «circoscritto», giorno dopo giorno.
Anche una felicità «circoscritta», istante dopo istante.
Un tempo lungo, fatto però di infiniti presenti,
così che il futuro non ci spaventi più.
Lo ricordate lo spazzino amico di Momo, nel romanzo omonimo di Michael Ende? Davanti a un’enorme strada da pulire non ci si deve abbattere: basta considerare un metro alla volta…
di Paola Mastrocola, da Togliamo il disturbo, Ugo Guanda Editore, 2011
Il vecchio si chiamava Beppo Spazzino. Aveva di sicuro un altro cognome ma, dato che di mestiere era spazzino e che tutto lo chiamavano così, anche lui aveva deciso che quel cognome gli stava bene. [..] E faceva il suo dovere volentieri e a fondo. Sapeva che era un lavoro assai necessario. Quando spazzava le strade andava piano ma con ritmo costante: ad ogni passo un respiro e ad ogni respiro un colpo di granata. Passo-respiro-colpo di scopa. Passo-respiro-colpo di scopa. Di tanto in tanto si fermava e un momento e guardava, pensieroso davanti a sé. E poi riprendeva. Passo-respiro-colpo di scopa. [..] Dopo il lavoro, quando sedeva vicino a Momo, le spiegava i suoi grandi pensieri. E poiché lei ascoltava in quel suo modo speciale, gli si scioglieva la lingua e trovava le parole adatte. “Vedi, Momo, è così: certe volte si ha davanti una strada lunghissima. Si crede che è troppo lunga, che mai si potrà finire, uno pensa”. Guardò un po’ in avanti davanti a sé e poi proseguì: “E allora si comincia a fare in fretta. E ogni volta che alzi gli occhi vedi che la strada non è diventata di meno. E ti sforzi ancora di più e ti viene la paura e alla fine resti senza fiato… e non ce la fai più…. e la strada sta sempre là davanti. Non è così che si deve fare”. Pensò ancora un poco e poi seguitò: “Non si può mai pensare alla strada tutta in una volta, tutta intera capisci? Si deve soltanto pensare al prossimo passo, al prossimo respiro, al prossimo colpo di scopa. Sempre soltanto al gesto che viene dopo. Allora c’è soddisfazione; questo è importante perché allora si fa bene il lavoro. Così deve essere. E di colpo uno si accorge che, passo dopo passo, ha fatto tutta la strada. Non si sa come… e non si è senza respiro. Questo è importante”.
Momo è un romanzo di genere fantastico dello scrittore tedesco Michael Ende pubblicato nel 1973, si tratta della sua opera più famosa dopo La storia infinita.
Il tema centrale del romanzo è quello del tempo e del modo in cui esso viene impiegato nella società occidentale moderna. Attraverso un simbolismo fantastico e immaginario, esso porta una feroce critica al consumismo e alla frenesia del vivere moderno, che nel suo progresso tecnologico e produttivo perde completamente di vista l’obiettivo della felicità delle persone e della qualità della vita. Il tempo rubato dagli uomini grigi agli abitanti della città è un’evidente metafora dei piaceri che si ricavano dall’assaporare, nell’attimo, le piccole e belle cose della vita.
Il romanzo è stato oggetto di due trasposizioni per il grande schermo: un film nel 1986 e un lungometraggio a cartoni animati nel 2001.
Momo del 1986 è un film italo-tedesco diretto da Johannes Schaaf. Tra i resti di un antico anfiteatro viene trovata una bambina, Momo (Radost Bokel) fuggita da un orfanotrofio. Subito riesce a farsi voler bene dagli abitanti della città, tra cui Beppo lo spazzino (Leopoldo Trieste), Gigi il cantastorie (Bruno Stori), il muratore Nicola (Mario Adorf) e il barista Nino (Ninetto Davoli).
La vita scorre serena, finché un giorno la città non riceve la visita di alcuni strani uomini in grigio che, a detta loro, sono lì per aiutare gli uomini a risparmiare il tempo. In realtà, il loro scopo è rubare il tempo agli uomini, rendendoli nevrotici e incapaci di cogliere il senso di ogni momento.
Con l’aiuto del signore del tempo Mastro Hora e della tartaruga Cassiopea, Momo dovrà cercare di ostacolare gli uomini grigi, impedendo che ai suoi amici venga sottratto il loro tempo e che il mondo collassi in un asettico grigiore senza cuore.
L’autore del romanzo, Michael Ende compare nel film in un cameo (è l’uomo a cui Mastro Hora racconta la storia di Momo). Le musiche della colonna sonora sono composte da Angelo Branduardi.
Il film è stato girato negli studios di Cinecittà.
Momo alla conquista del tempo è un film di animazione del 2001, diretto da Enzo D’Alò. Momo è una bambina molto speciale, guardando le persone dritto negli occhi queste si sentono obbligate a dire la verità. Con l’aiuto di Cassiopea, una tartaruga veggente di 180 anni, e del maestro Hora, il quale non può mai addormentarsi poichè il suo compito è assegnare il tempo ad ogni uomo, Momo con coraggio riesce a sventare i loschi piani degli ‘Uomini Grigi’, che con la scusa di vendere enciclopedie e polizze assicurative corrompono gli uomini convincendoli a sottrarre tempo ai loro affetti, agli hobby, al sonno, per lavorare di più. Ma gli ‘Uomini Grigi’ per poter esistere fumano il loro tempo.
È Gianna Nannini a comporre e cantare le bellissime canzoni, mentre Giancarlo Giannini, Diego Abatantuono e Sergio Rubini hanno dato vita a un divertente doppiaggio.
Leda
Aria – Gianna Nannini (2002)