La mia idea della riservatezza delle indagini non è un concetto astratto, ma deve rimanere tale.
“Come indagato preferiresti uno di quelli che passano in modo più o meno scoperto le notizie segrete agli organi di informazione o uno che ragiona e si rifiuta come me?”
Bisogna trovare il punto di equilibrio, ma non lo deve trovare il singolo magistrato, lo deve trovare il sistema tra esigenze e diritti alla riservatezza, e addirittura alla segretezza, e naturalmente alla necessità di informare l’opinione pubblica.
Fuori da questo quadro dovrebbero essere, diciamo, proprio “buttati via” tutti quanti i comportamenti narcisistici o carrieristici che purtroppo da parte di taluni ci sono. È inutile nasconderselo.
Le norme sull’intercettazione.
Anche qui la questione prima ancora che normativa, è culturale.
C’è un problema di come si vive il rapporto fra indagine e comunicazione al pubblico di questa indagine. Le norme sulle intercettazioni sono norme rigorose…
il cuore del problema è certamente un problema di approccio culturale generale ai rapporti fra la giustizia e l’informazione che andrebbe affrontato in modo sereno.
Tratto dall’intervista a Radio Capital 03/07/2014