Sempre più spesso facciamo soltanto ciò che ha uno scopo, che dà un risultato. E alla fine, quale?
Denaro, fama oppure promozione sociale; ma l’uomo non pensa quasi più a fare qualcosa che non abbia uno scopo; ha dimenticato che è possibile, anzi desiderabile e soprattutto bello farlo. Quanto di più bello c’è nella vita consiste nel dare espressione alle proprie forze, e non già con uno scopo, ma per amore dell’atto in sè.
Già, neppure l’amore ha scopo, al contrario di quanto dicono molti…
Ma un amore così intenso mal si concilia con una cultura come la nostra, volta esclusivamente a obiettivi esteriori, al successo alla produzione e al consumo: a tal punto, anzi, che non ci si rende più conto che è possibile.
Anche la conversazione, o è una merce, oppure si conversa per accapigliarsi; e se attrae ancora un vasto pubblico è solo perchè si tratta di una forma moderna di duello tra gladiatori: ci si dà addosso, ciascuno tenta di sopraffare l’altro.
Oppure si dialoga per mostrare la propria abilità e superiorità. O ancora per comprovare di avere ragione, persuasi che ciò che si pensa sia giusto. Dialogano con la speranza di non dover pensare a nulla di nuovo; hanno una loro opinione, ciascuno dei partecipanti sa ciò che l’altro dirà, e comprovano soltanto l’immobilità reciproca.
Ma un vero dialogo non è una conversazione nè un duello: è uno scambio. E non si tratta di stabilire chi ha ragione e chi ha torto, e non importa neppure che quello che vien detto sia di straordinaria importanza: importa che sia autentico.
L’arte della conversazione ovvero la gioia della conversazione (intesa come apertura, attraverso le parole, la danza, ci sono molte forme di dialogo) tornerà a essere possibile solo a patto che nella nostra cultura avvengano grandi mutamenti.
di Erich Fromm, da L’amore per la vita – Letture radiofoniche a cura di Hans Jurgen Schultz, Arnoldo Mondadori Editore, 1984