Piccola storia delle emoticon
La nascita delle prime emoticon è molto controversa. La prima in assoluto pare essere stata usata il 12 aprile 1979 da un certo Kevin MacKenzie in un’e-mail inviata agli iscritti a MsgGroup (una delle prime BBS) in cui suggeriva di introdurre qualche sentimento nei freddi testi dei messaggi; per esempio consigliava di utilizzare un trattino preceduto da una parentesi chiusa (cioè “)-“) per indicare una linguaccia ma la proposta fu criticata dai più.
Secondo una ricerca di Mike Jonesun della Carnegie Mellon School of Computer Science risalente al febbraio 2002, la prima emoticon sarebbe stata utilizzata il 19 settembre 1982 in un messaggio apparso in una BBS del Carnegie Mellon University da un certo Scott E. Fahlman per sottolineare l’ironicità di una sua frase poiché spesso un commento umoristico non veniva preso per tale e dava adito ad interminabili discussioni. Questa volta la proposta ebbe successo.
Scott successivamente si rammaricò di non aver conservato il messaggio poiché non gli sembrava così importante al momento ma fu poi recuperato da un salvataggio su nastro.
Secondo altri, l’emoticon non sarebbe altro che una stilizzazione dello smiley realizzato da Harvey R. Ball molto di moda negli anni settanta e ottanta.
Il racconto poliziesco di Daniele Luttazzi “Daumenlutschen Ausdruckserscheinungen von Entfremdungsgefuehl” (contenuto in Adenoidi, 1993) è stato il primo testo italiano di narrativa a contenere emoticon.
Adenoidi
di Daniele Luttazzi
Genere: cultura, società, politica
Editore: Rizzoli, 2004
Una galleria di nomi di personaggi pubblici che la storia dimenticherà dopodomani, dimostrazione che la nostra vita è una Babele del nulla in cui i simulacri si credono talmente veri da convincersi di esistere. I personaggi dei fumetti di supereroi collaborano con il cardinale Martini nel salvare l’universo da minacce inumane; Hegel, Kierkegaard, Feuerbach, Schopenhauer si giocano le loro svolte filosofiche in un torneo di tennis; Marzullo intervista Hitler e Gesù… Luttazzi dimostra che basta invertire un fattore, sostituirlo a un altro o operare un piccolo straniamento critico per ottenere la misura dell’ipocrisia con cui accettiamo la persistenza dell’idiozia della civiltà dello spettacolo.
di Daniele Brolli
Daniele Luttazzi è un grande interprete della satira sociale e politica. In questo libro raccoglie una lunga serie di monologhi scritti a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 e non sempre mandati in onda. Leggerli oggi ci fa capire come si è “evoluta” negli ultimi 30 anni la televisione, si può percepire quello che una volta era off-limits mentre oggi è la normalità.
di M. Teglia
Tratto da: libreriauniversitaria.it
Daniele Luttazzi
La bocca (chiusa) della verità
Attore comico e satirico, nonché scrittore e cantante, Daniele Luttazzi ha al suo attivo una lunga carriera di artista in grado di coniugare con sapienza i media (tv e carta stampata) per produrre “opere d’arte” che all’occorrenza si leggono, si guardano, si ascoltano.
La sua comicità e la sua satira hanno origine infatti come pagina scritta, e approdano poi solo in seguito al pubblico sotto forma di spettacolo teatrale e televisivo. Prova ne sono alcuni dei suoi successi quali “Tabloid” e “Barracuda”, entrambe opere letterarie e spettacoli televisivi.
Daniele Fabbri (questo il suo vero cognome) nasce a Santarcangelo di Romagna (RN) il 26 gennaio 1961, consegue il diploma classico e si laurea in medicina con una tesi sulla eziopatogenesi immunitaria della gastrite atrofica, nel frattempo collabora come vignettista per la rivista Tango.
Nel 1988 partecipa a un concorso (che si intitola “Zanzara d’oro”) per giovani comici al quale si iscrive per caso, e dopo essersi reso conto che proseguire sulla strada della medicina, come ricercatore in immunologia, non era praticabile, a meno di una attesa di anni per il bando.
Il concorso “Zanzara d’oro” conta tra la giuria personaggi come Garinei, Dapporto, Arbore e la Wertmuller. L’incontro con questi personaggi frutta a Daniele Luttazzi la partecipazione a un altro concorso, che questa volta lo vede vincitore. Arbore gli proporrà la partecipazione al programma “Doc”, con Gegè Telesforo e Gianna Nannini.
In seguito Daniele Luttazzi fa l’opinionista con Lella Costa, chiamato da Maurizio Costanzo, viene poi “arruolato” a Rai2, attività principale: commentare fatti d’attualità… “parte” una battuta “sbagliata” sul caso Mongini, il primo di pedofilia in Italia, e seguono 13 puntate, pagate per non aprire bocca.
La guerra civile fredda, un saggio politico-satirico viene pubblicato con Feltrinelli nel 2009.
Il 25 marzo 2010 Luttazzi partecipa a Raiperunanotte, trasmissione condotta da Michele Santoro dedicato alla censura applicata ai programmi televisivi di discussione politica durante il periodo di campagna elettorale e definito “il più grande evento della storia del web italiano”. Il suo esplicito monologo satirico, che riprende la parte iniziale dello spettacolo teatrale Decameron, ha enorme successo tra gli spettatori presenti.
Nel 2011 viene pubblicato il graphic-novel La quarta necessità, soggetto e sceneggiatura di Luttazzi, tavole di Massimo Giacon.
In occasione delle elezioni politiche 2013, Luttazzi dà alle stampe il romanzo satirico Lolito. Una parodia.
(da Wikipedia)
un po’ di satira…
…contro il logorio della vita moderna
(Ernesto Calindri in uno spot pubblicitario di Carosello)
Fisica: al Cern ricreate le temperature del Big Bang.
Avvistati elettroni in costume e infradito.
Roma: in atto incendio al Bambin Gesù.
Evacuati il bue e l’asinello.
Grecia: fatta brillare bomba per ambasciata francese.
Era uno Swarosky a orologeria per Carla Bruni.
Simona Ventura è diventata vegetariana.
Dalla critica televisiva ha preso carne a sufficienza.
Il cantante Valerio Scanu: “Andrò all’università”.
Molti lo manderebbero in tutti i luoghi e in tutti i laghi.
Assange arrestato a Londra.
Wikileaks è riuscita a fuggire.
L’Argentina riconosce lo Stato palestinese.
L’identikit era accurato.
Londra: spia russa nel Parlamento.
Scoperta perché faceva troppo rumore.
Wikileaks: Al Qaeda voleva uccidere Bush a Olimpiadi Pechino.
I kamikaze sono stati eliminati in batteria.
La Lega: “Stop agli infermieri stranieri”.
Da Berlusconi il via libera alle infermiere.
Il sito di Trenitalia hackerato da Anonymous. Adesso funziona.
Tutti si sbattono così tanto per essere alternativi e originali, quando basta così poco per distinguersi dalla massa. L’educazione, ad esempio.
di Alberto.Microsatira
@Microsatira su Twitter, travestito da chihuahua con tanto di occhiali
LA BUONA SATIRA
La satira è divertente se mantiene un certo buongusto. La frase o la vignetta di satira non va letta fine a se stessa, come può esserlo una barzelletta, ma necessita di essere interpretata.
L’ironia e il sarcasmo che la caratterizzano a volte mettono a nudo la drammaticità di certi fatti, quelle verità che a volte non vogliamo o non possiamo “vedere” perchè scomode. Verità che a volte è difficile anche dire, perchè non siamo preparati ad accogliere, ma che è necessario conoscere.
Capita che leggendo certe battute vien da sorridere, pur lasciando un retrogusto amaro. Quella è satira. Ti dice la verità in un modo per così dire, accettabile.
La buona satira insegna anche a sdrammatizzare… l’ironia e soprattutto l’autoironia aiutano molto a vivere meglio. Certo è più facile ridere degli altri che di se stessi, e non sempre la nostra sensibilità coincide con quella degli altri, per cui occorre sapersi porre dei limiti.
Una satira scadente a mio avviso, si riconosce quando risulta banale e fin troppo aggressiva, allora diventa offesa.
Leda