Fabrizio Tarducci è nato a Senigallia nel 1976. I suoi genitori dedicano tutta la loro giornata al lavoro, per poi separarsi quando ha dodici anni. Fibra non parla molto e non socializza. A diciassette anni Fibra ascolta i Sangue Misto, finisce la scuola con il minimo dei voti e s’iscrive ad alcuni corsi di formazione abbandonandoli però sempre a metà, passando così da un lavoro all’altro. La mente di Fabri comincia ad avvolgersi in una nuvola di fumo e presto si ritrova a lavorare in una azienda di posaceneri. Col passare degli anni la situazione non cambia molto; conosce però Neffa che lo incoraggia a fare il rap seriamente e nasce così il primo cd di Fabri Fibra intitolato “Turbe Giovanili”, da lui stampato e distribuito. Purtroppo in quel momento il mercato musicale è in crisi e così anche la vita privata di Fibra. La cosa inizia a non essere divertente e Fabri preferisce allora andare a lavorare in Inghilterra ma combatte per lo più con le sue assuefazioni personali: la decisione presa è quella di tornare in Italia per raccontare chi è Fibra registrando così il secondo album, “Mr. Simpatia” realizzato a casa con la collaborazione di suo fratello, Nesli. Il lavoro è talmente convincente che lo porta a firmare con una major: Fibra quindi si trasferisce a Milano per cominciare a lavorare al suo nuovo album… “Tradimento”, la cui uscita avviene nel 2006, raggiungendo grande notorietà e apprezzamento da parte del pubblico. Successivamente, ha pubblicato altri dischi sempre per la medesima etichetta, supportati da brani noti come Applausi per Fibra, Bugiardo, In Italia e Vip in trip.
L’artista ha portato anche ad accese discussioni sui testi dei brani da lui incisi, da molti considerati controversi.
Umberto Galimberti è nato nel 1942, è laureato in filosofia ed è stato allievo di Emanuele Severino e Karl Jaspers. Ha iniziato ad insegnare nei licei prima di divenire nel 1976 professore incaricato di Antropologia Culturale e dal 1983 professore associato di Filosofia della Storia all’Università di Venezia. Dal 1985 è membro ordinario dell’international Association for Analytical Psychology. Ha tradotto alcune opere di Jaspers (di cui è stato allievo durante i suoi soggiorni in Germania) e Heidegger, a cui ha dedicato tre opere. Si è occupato e si continua ad occupare molto di psicanalisi, seguendo un percorso junghiano ed ha passato anche tre anni in manicomio per osservare le psicosi.
Si è inoltre occupato di Antropologia Filosofica.
Dal 1987 al 1995 ha collaborato con “Il Sole-24 ore” e dal 1995 a tutt’oggi con il quotidiano “la Repubblica”, per il cui settimanale D tiene una rubrica di risposta ai lettori.
Fabri Fibra – Umberto Galimberti a “Le Invasioni Barbariche” (2007) parte 1
Fabri Fibra – Umberto Galimberti a “Le Invasioni Barbariche” (2007) parte 2
Trovo molto interessante il confronto tra Galimberti e Fibra.
Comincio con il dire che io ho quasi tutti i cd di Fabri Fibra, e so parecchie canzoni a memoria…
Ho cominciato da ascoltarlo quando avevo circa 15 anni, ora che ne ho 20 le canzoni sono le stesse ma per me è cambiato il significato.
Molte delle sue canzoni meno conosciute affrontano temi sociali importanti.
Uno dei problemi della musica italiana di oggi è questo secondo me: si parla solo di amore e di se stessi, mentre Fabri Fibra e in generale la scena rap italiana (per non parlare della scena alternativa underground italiana che non viene mai calcolata) si concentra su temi sociali.
Senza dilagare troppo voglio dire che io di Fibra ho imparato ad apprezzarne la sincerità, anche se a volte per me usa troppe parolacce e offende un po’ troppo le donne.
Quindi io gli credo quando lui descrive la scena che gli sta intorno, questi ragazzi che a 15 anni si fanno di coca.
Io non vivo in una grande città, qui da me non succede, ma conosco ragazzi da fuori che lo fanno!
Bravissimo anche Galimberti a descrivere come si sentono i giovani d’oggi, ci siamo persi, non riusciamo ad amare noi stessi.
Ho letto il suo libro anche se era un po’ difficile l’ho trovato interessante.
La cosa peggiore di tutta questa storia è che Fibra ha ragione, non se ne parla, perché è una verità scomoda. Invece che fare qualcosa lo Stato guarda dall’altra parte. E poi tra qualche anno quando ci ritroveremo un mare di gente con il cervello fuso potranno piangere sul latte versato!
di Faith
«Il problema grosso tra genitori e figli che incomincia subito, appena i figli sono nati, è che l’amore passa attraverso le cose, perché i genitori non hanno tempo, dicono, di stare con i rispettivi figli».
«…non ha costruito un amore di sé perché non l’ha ricevuto
e non ha imparato cos’è l’amore, l’amore s’impara
non è che è naturale eh…s’impara».
Rispetto alle epoche che ci hanno preceduto, nell’età della tecnica l’amore ha cambiato radicalmente forma. Da un lato è diventato l’unico spazio in cui l’individuo può esprimere davvero se stesso, al di fuori dei ruoli che è costretto ad assumere in una società tecnicamente organizzata, dall’altro questo spazio, essendo l’unico in cui l’io può dispiegare se stesso e giocarsi la sua libertà fuori da qualsiasi regola e ordinamento precostituito, è diventato il luogo della radicalizzazione dell’individualismo, dove uomini e donne cercano nel tu il proprio io, e nella relazione non tanto il rapporto dell’altro, quanto la possibilità di realizzare il proprio sé profondo, che non trova più espressione in una società tecnicamente organizzata, che declina l’identità di ciascuno di noi nella sua idoneità e funzionalità al sistema di appartenenza.
Umberto Galimberti